La Thailandia riapre al turismo
La Thailandia aveva chiuso le porte al turismo, come tutti i Paesi del mondo, a metà marzo 2020: ricordo che sono riuscito ad entrare l’11 Marzo 2020 e dopo 48 ore le frontiere si sono chiuse ermeticamente. Arrivavo dal Myanmar e sul volo che mi riportava a Bangkok ci saranno state al massimo 30 persone.
Da quella data, il Paese asiatico più frequentato dai vacanzieri di tutto il mondo, rinunciava ad un piatto molto prelibato: circa 40 milioni di turisti l’anno, che tradotto in Pil significava il 17,7%. Con l’obiettivo non impossibile di raggiungere entro il 2030 un fatturato turistico di 60 miliardi di dollari, una cifra da capogiro, il 30% del giro d’affari della “Terra degli uomini liberi” (thai significa libero). Insomma, il motore trainante dell’economia: gente da tutto il globo che arriva per vedere le bellezze del Paese, assaporarne l’ospitalità e godersi il clima caldo, soprattutto durante l’inverno dei paesi ricchi (e occidentali).
Nessuna nazione del Sudest Asiatico è stata capace, prima della pandemia, di avere un giro d’affari del genere, anche se ci stavano tentando, a cominciare dal Vietnam, il competitore di sempre ed in ogni campo, o quasi, della Thailandia. Il Vietnam contava, nel 2019, 18 milioni di turisti l’anno. Molti operatori locali si lamentavano però per il fatto che i turisti, in Vietnam, arrivano solo una volta, raramente due, e praticamente nessuno per la terza volta.
Molto diversa la situazione in Thailandia, dove i turisti, in genere, ritornano fino a 5 volte ed oltre. La Thailandia è un Paese ospitale, dove il turista, lo straniero, è sempre accolto con grande rispetto, gentilezza e premura. Tutte virtù prettamente legate alla cultura thai, ma anche al buddhismo theravada. Per il Buddha, lo straniero, l’ospite, era davvero sacro, da aiutare e rispettare perchè lontano dalla sua terra, dai suoi cari e spesso solo. La benevolenza, il senso di fratellanza che accomuna tutti gli uomini e gli esseri viventi è molto forte nella cultura thailandiese.
E questo è un valore umano e civile, ma anche economico. Un valore aggiunto alle già tante bellezze naturali del paese asiatico, che ne hanno fatto una meta obbligata, possiamo dire, del turismo internazionale. Da 1° novembre 2021 si può entrare in Thailandia, se vaccinati, sottoponendosi ad un test covid ed attendendo, in albergo, per una notte. Ad esito negativo del tampone, si è liberi di viaggiare dove si vuole, dopo aver scaricato l’applicazione relativa al monitoraggio e comunicando sempre la propria residenza, anche se si abita presso amici o parenti. Ci sono soluzioni turistiche anche per le isole di Phuket e Ko Samui, per la città vacanziera di Pattaya, per la storica città di Chiang Mai, al nord, e presto anche per altri luoghi famosi e belli.
Insomma, un bel pacchetto di soluzioni. Se non si è vaccinati, si può fare una quarantena e poi, se non positivi, si è liberi. Ma la soluzione ottimale, naturalmente, è quella che prevede un solo giorno di attesa e poi la libertà verso le spiaggie bianche, il sole caldo e l’acqua azzurra del mare.
Il Vietnam e la Cambogia stanno cercando di inseguire la Thailandia in questa apertura delle proprie frontiere, anche se non hanno lo stesso coraggio né gli 83 milioni di dosi si vaccino somministrate alla popolazione thailandese, che coprono il 51% della popolazione. Il Vietnam, forse a gennaio aprirà seriamente le sue frontiere, ma ancora si attende: ci sono ancora troppe norme restrittive anche per i vaccinati. E poi la copertura vaccinale raggiunge soltanto il 35,6 % dei vietnamiti.
La Cambogia ha invece il 79% dei suoi cittadini vaccinati (con vari tipi di vaccini), ma internazionalmente non gode di buona fama. Il suo “re, profeta e sacerdote”, l’indiscusso ed assoluto Primo Ministro Hun Sen (un ex khmer rosso) guida il Paese dal 1985. La Cambogia non effonde certo un clima di sicurezza nazionale e tanto meno internazionale. La famiglia di Hun Sen: moglie, figli e parenti stretti, controllano le forze di sicurezza, i ministeri e quant’altro conti in Cambogia. E i turisti non si sentono molto al sicuro in questa bella ma sofferta nazione.
Vietnam e Cambogia mancano in fondo di un certo stile nell’accogliere i turisti. Le cose vere, i valori civili tanto presenti nella cultura thai, sono spontanei e coinvolgenti. E il primo ministro thailandese, il generale Chan-o-cha, alla fine di ottobre ha invitato tutta la nazione ad accogliere bene i turisti, a non approfittarsi di loro, a creare un clima accogliente all’altezza della grande cultura thai. Certo, anche in Thailandia non mancano i problemi sociali e le disuguaglianze, come dappertutto, del resto. Ma il sorriso dei thailandesi, della gente comune, è unico: certo vedono in me, in te, uno straniero, ma questo significa anche un amico, un fratello che procura lavoro al Paese. Conviene far tesoro di questi esempi: con i valori civili e culturali, quelli che contano, si può costruire un mondo migliore sempre e ovunque. Anche nel turismo.