La terra e il cibo: quanto fumo in tv!
Ripartono in tv i vari programmi di cucina, che riscuotono successo su tutte le reti. Valorizzazione delle nostre tradizioni o semplici mode?
La cultura enogastronomica ha fatto grande il made in Italy nel mondo ed è parte della nostra identità di popolo, che sceglie da sempre la condivisione di una pietanza per conoscere, discutere, creare legami, in fondo, creare “Paese”. Il cibo, infatti, rappresenta uno stile di vita oltre che di alimentazione, veicolando in tv storia e caratteristiche di un territorio e modelli sociali dominanti di un popolo. Eppure, dalla Clerici su Raiuno a Vissani su La7, dal Gusto di Canale 5 ai canali tematici, oggi si registra un pericolo assai comune.
Si tratta della deriva “glamour” che hanno preso queste trasmissioni, trasportando la comunicazione culinaria dalla riscoperta e valorizzazione di territori e tradizioni, alle semplici mode che separano il cibo dalla ricetta, lasciando al telespettatore la possibilità di abbuffarsi (per poi rispendere), senza però capire i significati più profondi delle scelte enogastronomiche che così tanta importanza hanno nel nostro Paese. Se prima l’intera filiera era protagonista di una storia, oggi l’agricoltore o l’allevatore non “tirano” più in tv: è meglio lasciarli nascosti, e se proprio devono parlare che facciano in fretta, c’è il giochino al telefono per vincere una spesa!
Pierluigi Basso è semiologo e docente all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo e Colorno, in Piemonte. Alcune sue ricerche hanno dimostrato come in queste trasmissioni prevalgano ricette “esibite” che eliminano «il rapporto con il mangiare, con i suoi presupposti e le sue conseguenze. Niente sull’atto agricolo. La stessa insistenza sulla valorizzazione delle tradizioni culinarie è acritica e mai polemica».
In più, con l’ingresso delle varie gare di cucina in salsa patinata, il connubio cibo-moda ha assunto un carattere di competizione a svantaggio della condivisione, togliendo al cucinare e al mangiare “insieme”, il primo motivo di gioia.
La speranza è che questi programmi prendano una piega diversa, invitandoci a sederci a tavola solo per vivere con chi ci sta accanto un momento di giocosa letizia, attraverso un’arte che tutti nel mondo ci invidiano.