La tenerezza non ha età

Due storie diverse, due  registi differenti, ma la realtà che li accomuna è la stessa: la voglia di far uscire quel sentimento - che è ben più di un sentimento - spesso chiuso e nascosto, quasi per vergogna o noncuranza, che si chiama tenerezza. I film sono Il Corriere di Clint Eastwood e Le nostre battaglie (Nos Batailles) del belga Guillaume Senez

 

«Tu sei stato il mio grande bene e il mio grande male». Così la moglie morente dice al vecchio marito da cui è separata ma è che è corso al suo capezzale, dicendole finalmente: «Io ti amo». «Sei sbocciato tardi» – gli sussurra la figlia che non lo salutava da dodici anni e che ora vuole riappacificarsi con lui. Il paragone  con i fiori non è casuale. Earl, reduce dalla guerra coreana, tipo socievole e brillante, ha vissuto solo per il lavoro (cioè per se stesso), in casa lo si è visto poco.  «Sono stato un pessimo marito, un pessimo padre», ammette. La sua azienda  di coltivatore di fiori va in crisi e lui, a 80 anni, trova lavoro come austista perfetto – mai un incidente -: deve solo trasportare un carico e guidare la macchina. Ma pian piano si accorge che sta diventando un corriere delle droga tra il Messico e gli Usa. Va avanti lo stesso, distribuendo  i soldi con generosità agli amici. Finché l’efficiente agente anti-droga della Dea Colin Bates lo arresta, non prima di essergli diventato amico e averne ascoltato i consigli di saggezza. Perché i giorni  passano ed Earl si rende conto della sua vita, degli errori, del futuro. Ogni viaggio non è solo svago, ma occasione di pensieri.

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Clint Eastwood che dirige e interpreta a 88 anni Il Corriere – basato su una storia vera -, estrae dalla sua rude precisione il rimpianto dell’amore trascurato, la voglia di supplire con ultime gocce di tenerezza agli affetti mancati, la verità di conoscersi spietatamente per quello che si è. Un uomo forte all’apparenza, ma delicato e tenero al punto di amare i fiori, di essere gentile con loro. Un film sulla vecchiaia certo, e di Clint si vedono impietose le rughe e il passo stanco. Ma che forza morale in quel volto e in quegli occhi acuti. Il film che plana lento e quasi monotono, cresce via via in emozione,  passione, mantenendo un equilibrio perfetto tra recitazione fotografia e musica. C’è tutta la vita di Clint, i suoi film, in questo racconto di una senilità  forte e delicata, struggente e nostalgica.  La vita è bella come i fiori, sembra dire il vecchio Eastwood. Che ha fatto centro, ancora una volta.

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Le nostre battaglie (Nos Batailles) è un altro film diretto con autentica passione e finezza d’animo dal belga Guillaume Senez. Laura, forse depressa e comunque  stanca di portare il peso della famiglia e del marito Olivier, molto preso dalla vita in fabbrica e dal sindacato, fugge di casa e non si fa trovare. Olivier non capisce, si trova  da solo a gestire i due figli piccoli che cercano disperatamente la madre, anche fuggendo di casa per trovarla. L’uomo faticosamente rientra in sé stesso: è come suo padre – gli dice la madre che lo aiuta – che pensava solo al lavoro e lasciava su lei la conduzione della famiglia. Olivier deve imparare ad accompagnare i figli a scuola, a nutrirli, ad addormentarli la sera. Scopre il mestiere di padre, un risvolto per lui del tutto inaspettato, trova in sè tenerezze inattese, un cuore. Vorrebbe coinvolgere la sorella nella sua vita, ma lei giustamente vuole essere libera, e si ritrova solo. Lo sbandamento è inevitabile, ma rapido. Olivier ritrova i suoi figli e sceglie una via nuova. Delicatissimo, straordinario nel rendere la psicologia infantile – i ragazzini attori sono assolutamente naturali -, finemente attento alle emozioni e ai sentimenti, il film, che ricorda lo stile dei Dardenne, non ha una sbavatura né un accento retorico o melodrammatico. È vivo, naturale, gioioso e dolente, anche grazie alla interpretazione davvero notevole di Romain Duris nei panni di Olivier che scopre lentamente la paternità. La vita è una battaglia. In fabbrica per difendere i lavoratori, in famiglia per difendere la sincerità degli affetti e le priorità. Come andrà a finire? Certo, Olivier è maturato e i bambini con lui. In attesa che la madre, forse, ritorni.

 

 

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