La “tempesta perfetta” in Emilia Romagna
«La tempesta perfetta è arrivata, mai dal dopoguerra una situazione simile, l’Allerta meteo dell’Emilia-Romagna ci avvisava da qualche giorno della situazione che avremmo vissuto, qualcuno incredulo non ci credeva. Il 15 maggio l’abbiamo passato con un bel sole, sembrava impossibile, ma dalle prime ore del 16 maggio le prime gocce e poi il diluvio, nella mattinata si leggeva dei primi allagamenti, ancora tutto sommato modesti rispetto a quello che da lì a poco sarebbe successo.
Nelle prime ore del pomeriggio il Sindaco di Cesena lancia l’appello: Allerta meteo Rossa, AVVISO AI CITTADINI, è probabile l’esondazione del fiume Savio, allontanarsi dagli argini, abbandonare i piani terra, e gli scantinati. L’acqua si alza prima qualche metro poi qualche decimetro, qualche centimetro dalla tracimazione e ci siamo; si susseguono le notizie delle tracimazioni, da sud di Bologna fino a Riccione dove si registrano allagamenti. Nell’entroterra la situazione non è diversa, il corso torrentizio procura seri danni, erosioni di sponda e tracimazioni diffuse. Le frane, queste maledette frane che noi geologi studiamo e cerchiamo di domare, a volte con successo e a volte impotenti. L’appennino romagnolo è devastato.
Dalla Riviera immagini viste appena 6 mesi fa, la mareggiata ha allagato e danneggiato le strutture balneari, da poco messe a lucido per l’imminente stagione. Ora aspettiamo le prossime ore, incollati ai bollettini dell’Allerta Meteo Emilia-Romagna, ringraziamo la Protezione Civile, le Forze dell’Ordine e tutti i volontari che in questo momento sono in prima fila, ora è il momento di salvare vite umane». Le parole di Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna, aiutano a inquadrare la situazione non solo nel territorio, ma anche nell’animo delle popolazioni coinvolte nel disastro.
Dai luoghi della devastazione arrivano testimonianze come questa: «La mia famiglia è stata letteralmente salvata da un amico che è venuto a prenderci con il suo surf. Lui nuotava nella corrente del fiume che ha tracimato proprio in fondo alla nostra via, e uno alla volta ci ha portato in salvo. Quando ho lasciato casa avevo già l’acqua alla vita, nel punto più alto della casa. Le persone attorno a noi chiedevano aiuto, quest’amico si è fermato a salvare una mamma con una bimba di tre mesi.
Nel quartiere è arrivata l’acqua fino al terzo piano dei condomini. I soccorsi hanno salvato chi rischiava di annegare, lasciando i condomini tutti assiepati al quarto piano, perché nel frattempo l’acqua saliva in tantissime altre parti della città e c’era da salvare chi abita in case al primo piano.
Di casa mia ora non si vede nemmeno il tetto. I prossimi giorni come saranno? I fiumi stanno andando al mare facendo tanti danni dappertutto».
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