La Tempesta al Globe di Roma
La Tempesta al Globe di Roma
Siamo al Globe, nel teatro di Shakespeare, un piccolo universo, metafora del “globo terrestre e di tutto ciò che contiene”. Nel nostro spettacolo – scrive Daniele Salvo, regista di questa edizione concepita per il Globe – il teatro di Prospero, luogo di tutta l’azione scenica, è un teatro abbandonato, in “disarmo”, un luogo dimenticato da tutti, sepolto nel tempo, ricoperto di polvere e calcinacci, un luogo di illusioni private, ossessioni, attese di epifanie meravigliose, luogo della mente e della passione, luogo ormai senza una funzione sociale precisa. È il luogo degli attori del mondo shakespeariano e del nostro mondo: la corte di un Re, creature fantastiche come Ariel e Caliban, spiriti e spettri, usurpatori e usurpati, vittime e carnefici. L’isola del mago Prospero coincide con il palcoscenico, estremo rifugio da un mondo in cui non ci si riconosce più. È un’isola bizzarra, in cui la realtà muta incessantemente, un labirinto in cui ad ogni istante è possibile smarrirsi irrimediabilmente, un luogo di riflessioni, rifrazioni, trappole mortali, miraggi ed utopie. “La tempesta”, di William Shakespeare, regia, traduzione e adattamento Daniele Salvo, interpreti: Ugo Pagliai, Tommaso Cardarelli, Valentina Marziali, Simone Ciampi, Martino Duane, Gianluigi Fogacci, Melania Giglio, Sebastian Gimelli Morosini, Mauro Marino, Alberto Mariotti, Mimmo Mignemi, Marco Simeoli, Carlo Valli; scene Alessandro Chiti, costumi Gianluca Sbicca, musiche originali Marco Podda, coreografie Micha Van Hoecke, disegno luci Umile Vainieri. A Roma, Globe Theatre Silvano Toti, dal 21/9 al 7/10.
Carolyn Carlson al Teatro Massimo di Palermo
Cinque Short stories della grande coreografa californiana, in parte ricreati appositamente per il Corpo di ballo del Teatro Massimo (dal 20 al 25/9). Wind Woman, in una nuova versione rivista ed espansa per il Corpo di ballo. La coreografia, su musica originale di Nicolas de Zorzi, è una riflessione sul vento, soffio vitale della Terra ma anche di ogni essere umano. Evidence vedrà la proiezione del cortometraggio di Godfrey Reggio, del 1995, con musica di Philip Glass, il video studia il rapporto tra i bambini e la televisione. Mandala/strong, del 2010, creato per Sara Orsellim con musica di Michael Gordon e l’Orchestra del Teatro Massimo diretta da Tommaso Ussardi, è una riflessione sul circolo del buddismo zen che simbolizza l’universo e la perfezione artistica, raggiungibile solo da uno spirito totalmente libero. Un altro solo, maschile, e in prima rappresentazione italiana, sarà Burning, del 2015, su musica della compositrice Meredith Monk per il danzatore coreano Won Won Myeong: un viaggio contemplativo che parla di trasformazione e rinnovamento raggiunti attraverso la forza bruciante del fuoco. In conclusione, sempre in prima rappresentazione italiana, If to leave is to remember, musica di Philip Glass: ancora una riflessione sulla libertà e sull’energia della vita.
La signora delle camelie a Napoli
È una delle più conosciute vicende amorose dell’800: quella tra Marguerite Gautier e Armand Duval, sfortunati protagonisti del romanzo di Dumas figlio. Un intreccio di passione e seduzione che vede per la prima volta nel teatro napoletano, impegnato il Corpo di Ballo diretto da Giuseppe Picone, nella versione ballettistica, dopo quelle celebri di Ashton e John Neumeier, dell’inglese Derek Deane. Ispirato al romanzo di Dumas, il balletto di Deane, sulle musiche originali Carl Davis, punta a un taglio realistico, descrivendo in un linguaggio teatrale di impianto neoclassico, gli splendori e le miserie della infelice cortigiana e del suo giovane amore. Marguerite avrà i volti di Maria Yakovleva, Prima Ballerina dello Staatsballet di Vienna, seguita da Anna Chiara Amirante e Claudia D’Antonio. Saranno Armand, invece, Istvàn Simon, Primo Ballerino del Dortmund Ballett oltre a Alessandro Staiano e Stanislao Capissi. “La signora delle camelie”, coreografia di Derek Deane, Corpo di Ballo del San Carlo, Orchestra Giovanile Cherubini diretta da Nicola Giuliani. A Napoli, Teatro San Carlo, dal 15 al 22/9.
Papaioannou e il grande Domatore
Il titolo The Great Tamer, richiama al concetto di Tempo che, secondo la tradizione omerica, agisce come domatore di illusioni. Lo spettacolo si pone al crocevia tra danza, teatro ed arti visive così come il suo creatore, l’ateniese Dimitris Papaioannou. La scena si apre su un grande tavolato sconnesso e ondulato, una specie di superficie lunare, uno spazio astratto da cui emergono e scompaiono i dieci interpreti. Per questa esplorazione del corpo e dell’animo umano Papaioannou sceglie il mito di Persefone, figlia di Zeus e Demetra, costretta a vivere gran parte della propria esistenza nel buio degli inferi per uscirne solo al risveglio della primavera. La forza visionaria di Papaioannou lo rende capace di creare un’iconografia autonoma, personale, originalissima: corpi umani che si scompongono come pezzi di un quadro cubista. In contemporanea, alle OGR – Officine Grandi Riparazioni/Duomo, dal 20 al 30/9, viene proiettata la sua video installazione dal titolo Inside. Alle Fonderie Limone Moncalieri per il festival Torinodanza, dal 20 al 22/9.
A tavola col Teatro delle Ariette
Uno spazio scenico condiviso: una cucina con un grande tavolo al centro. Attorno tavoli da lavoro, forno, pentole, fornelli, taglieri e mattarelli. Paola Berselli, Stefano Pasquini e Maurizio Ferraresi accolgono gli spettatori, li fanno accomodare attorno al tavolo e apparecchiano. ‹‹Per noi è sempre molto bello invitare gli amici a pranzo o a cena, però non è facile. Ci sono sempre troppe cose da fare, il tempo manca…››, dice Stefano. Così comincia la cena e i tre attori, servendo acqua e vino, focacce, formaggio, verdure e tagliatelle, raccontano storie di vita e di teatro, di agricoltura, di paura di volare, di amici e di cinghiali, esperienze personali, piccoli fallimenti apparentemente senza importanza, inquietudini che attraversano il nostro presente. Lo fanno con leggerezza, senza drammatizzare, piuttosto con la voglia di giocare. Gesti e azioni di vita quotidiana si ripetono e si evolvono. Nella loro Cucina-Teatro le Ariette tentano di creare, per il tempo effimero dello spettacolo, una comunità provvisoria, forse ancora possibile. “Attorno a un tavolo (piccoli fallimenti senza importanza), di Paola Berselli e Stefano Pasquini, scenografia e costumi Teatro delle Ariette, regia Stefano Pasquini. A Roma, Teatro Biblioteca Quarticciolo, dal 18 al 21/9.