Si riapre nella confederazione elvetica il dibattito sulla relazione con l'Ue. La notizia su Nouvelle Cité, la Città nuova in lingua francese.
Le relazioni della Svizzera con i suoi vicini europei sono caratterizzate, da ben 17 anni, da un preciso evento. Il 6 dicembre del 1992, al termine d’un appassionante dibattito, il 50,3 per cento dei cittadini svizzeri respingevano l’accordo per uno spazio comune europeo. Accordo firmato, invece, dai sette Stati membri dell’Efta ed i dodici della Comunità europea. Il rifiuto dei cittadini svizzeri di entrare nell’Europa, contro il parere della maggior parte dei partiti politici, ha consacrato l’ascesa di un uomo e del suo piccolo gruppo conservatore.
La vittoria dello zurighese Christoph Blocher si è poi andata ad amplificare nel corso degli anni. Il suo partito, l’Udc (Unione democratica del centro) è diventato, alle ultime elezioni federali del 2007, il primo partito del Paese, con quasi il 29 per cento dei suffragi.
Il rifiuto del 1992 ha portato la Svizzera a percorrere una via solitaria, che noi chiamiamo l’alleingang. Ma dopo il 1992, per non restare esclusa dal grande mercato europeo, Berna ha condotto negoziati bilaterali, lunghi e difficili, con Bruxelles. Per ottenere la libera circolazione nell’Ue dei loro prodotti, gli svizzeri hanno dovuto concedere il libero accesso dei lavoratori europei nel loro territorio.
La principale argomentazione degli oppositori all’Europa contro l’apertura delle frontiere – “l’invasione” del Paese da parte degli europei – finalmente è dunque caduta. La Svizzera resta indipendente ed il suo popolo “sovrano”. Una prerogativa inevitabile in questa democrazia diretta in cui i cittadini si pronunciano quattro volte l’anno in occasione di votazioni popolari su ogni tipo di decisione presa dal Parlamento.
I cittadini svizzeri hanno, dunque, votato anche sugli accordi bilaterali negoziati con l’Ue, ratificati il 26 maggio 2000. Da allora, hanno confermato questa politica d’apertura varie volte. L’ultima volta l’8 febbraio del 2009. I cittadini hanno accettato l’estensione degli accordi bilaterali (e dunque la libera circolazione delle persone) anche dei due nuovi Stati entrati nella Ue (la Bulgaria e la Romania).
La sua indipendenza appartiene, ormai, più al campo della finzione che alla realtà e, quando i deputati del Parlamento svizzero esaminano un progetto di legge, verificano se è conforme ai criteri di Bruxelles. Al punto tale che la questione di un’adesione all’Ue è riapparsa. Due ministri hanno recentemente riaperto il dibattito sull’Europa, praticamente un tabù da 17 anni. Un giorno o l’altro, probabilmente, entrerà di nuovo nell’opinione pubblica. Dopo tutto, gli svizzeri hanno finito per accettare nel 2002 di far parte dell’Onu.