La strage nel gurudwara
Gli Stati Uniti, ancora sotto choc per la sparatoria avvenuta due settimane fa in una sala cinematografica di Aurora, nei pressi di Denver, si sono trovati ieri di fronte ad una nuova tragedia, questa volta in un luogo di preghiera: il gurudwara dei sikhs di Oak Creek in Wisconsin. Sette i morti e tre feriti gravi, mentre l'assalitore è stato ucciso dalla polizia
La domenica mattina, come da tradizione, le comunità sikhs, dovunque si trovino in India o in altre parti del mondo, si riuniscono per la preghiera e la recita cantata del Guru Granth Sahib, il loro testo sacro, normalmente posto al centro dei loro templi e venerato come il guru permanente della comunità dopo la morte dei guru fondatori. Il rito religioso è seguito dal langhar, il pasto comune, voluto dal primo dei guru, Nanak Dev, per rompere le divisioni in caste che da sempre caratterizzano la vita sociale dell’India e che si esprimono soprattutto a tavola e in alcuni altri aspetti sociali come i matrimoni. Mangiando uno accanto all’altro, normalmente seduti per terra, i sikhs proclamano di vivere senza alcuna distinzione castale fra loro, che renderebbe alcuni impuri.
I gurudwara la domenica sono, quindi, luoghi di preghiera, ma anche di ritrovo che cementano la vita spirituale, ma anche umana e sociale dei seguaci di questa religione, nata alla fine del XV secolo nello stato del Punjab (allora parte dell’India, ma oggi diviso fra questo Paese ed il Pakistan) per costruire ponti di pace fra indù e musulmani.
I seguaci della religione sono circa venti milioni, ovviamente, per la maggior parte in India, soprattutto nella parte settentrionale, ma anche in vari Paesi dell’Africa, soprattutto in Kenya, dell’Europa, particolarmente in Inghilterra, e negli Stati Uniti dove secondo le statistiche pubblicate il mese scorso dal Pew Forum sulla religione e la vita civile, i sikh rappresentano l’ 1% dei 18,2 milioni di Asian-Americans. Il Presidente Obama ha dichiarato di essere profondamente addolorato per l’accaduto ed ha affermato: «mentre piangiamo la perdita di vite umana in un centro di preghiera, dobbiamo ricordarci quanto il nostro Paese è stato arricchito dai Sikhs, che formano parte della famiglia americana allargata»
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Da tempo gruppi per la difesa dei diritti dei sikhs hanno fatto presente, con diverse campagne, che la comunità non si sente più al sicuro, soprattutto dopo l’11 settembre. La Sikh Coalition, un’associazione con sede a Washington, nata proprio dopo l’attacco alle Torri Gemelle, ha affermato qualche tempo fa che dal settembre del 2001 si sono contati più di settecento casi di attacchi a persone a proprietà sikhs. Spesso, infatti, a cause dell’aspetto – barbe lunghe e copricapo per gli uomini e salwar kameez (tradizionale camicione e pantaloni) per le donne – i sikhs sono scambiati per musulmani.
Pochi giorni dopo l’11 settembre, in Arizona, Balbir Singh Sodhi, un benzinaio, fu ucciso da un uomo che dichiarò di essersi sbagliato, scambiando il sikh per un musulmano. Era sua intenzione vendicarsi per quanto successo alle Torri Gemelle. Tre anni dopo, due cugini subirono un assalto e furono malmenati da un gruppo di giovani sotto effetto di stupefacenti, mentre entravano in un ristorante a New York. Un sikh ultrasessantenne nel 2008 si ritrovò con la mandibola rotta mentre stava avvicinandosi al gurudwara nella zona di Jamaica sempre a New York. L’uomo che lo assalì lo apostrofò con il titolo di arabo. Anche un taxista sikh è stato vittima di insulti e malmenato con gravi conseguenze sulle sue capacità motorie da un cliente, che lo aveva scambiato per un musulmano.
Sono solo alcuni degli episodi di violenza e di razzismo di cui la comunità è vittima negli USA. Non è la prima volta, poi, che un gurudwara, viene profanato. Nel febbraio di quest’anno, la facciata di un tempio sikhs è stata ricoperta di graffiti e murales.La tragedia di oggi è stata tempestivamente condannata da molte organizzazioni e da rappresentanti di diverse religioni, mentre varie comunità sikhs hanno espresso la loro gratitudine a coloro che hanno manifestato sentimenti di cordoglio e di sostegno.
L’episodio riaprirà la polemica sulla questione del commercio delle armi negli USA e sul loro uso indiscriminato.