La strada dei figli
Quando i figli si allontanano da quella che i genitori ritengono che sia la retta via, sorge spesso in loro un dubbio angoscioso: che fare? Mi sembra di poter suggerire questo: pazientare infinitamente. Guardando la società attuale, tante volte mi vien da dire: ringraziamo se tornano ancora qualche volta a casa. La situazione oggi è così. Certo, bisogna anche ammonire, e a volte può essere molto difficile, faticoso; ma correggere è un dovere dei genitori, da fare con semplicità: come tutte le mattine ci si lava, così bisogna fare ogni tanto un ammonimento. Ma con distacco; dicendo ad esempio: Guarda, ti suggerirei così, ma poi decidi tu. La condotta dei figli, anche ribelli ed egoisti, non deve mai bloccare l’amore. Fino a che punto i genitori devono pazientare coi figli? Non c’è limite. Nessuna ribellione, nessun avvenimento, per quanto grave, può bloccare la carità: niente può spegnerla. Vorrei addirittura dire che se c’è qualche cosa che, umanamente parlando, potrebbe farla spegnere, è invece ciò che dovrebbe accenderla. Gesù dice: A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra e Va’ per due miglia con chi ti tira per uno. Allora, fino a che punto? Fino a morire per loro, perché nessuno ha maggiore carità di colui che pone la vita per gli amici suoi. È la legge del Vangelo, la legge nostra: Amatevi come io vi ho amato, fino alla morte. Non c’è limite nell’amore. Può capitare a un giovane di sentire che, ad un certo punto della vita, Dio lo chiama a seguirlo. È la vocazione, una realtà che penso doni forse la gioia più grande che un giovane possa provare; viene da comunicarla a tutti, soprattutto alle persone più care… Eppure a volte succede che proprio i parenti (che magari vanno regolarmente a messa la domenica e si considerano buoni cristiani) accolgono l’evento quasi come una disgrazia. Per essere cristiani come Gesù vuole, non basta andare a messa ogni domenica. Occorre dell’altro. Anzitutto impostare la vita su Dio, metterlo al primo posto nella propria esistenza; accettare la sua volontà, accogliere con gioia ciò che egli desidera o manifesta, come, appunto, la donazione di un figlio al suo servizio. I genitori cristiani non devono amare i propri figli egoisticamente e programmare per loro un avvenire conforme ai propri desideri e non al volere di Dio. I genitori cristiani, se non fanno così, vedranno realizzarsi nella loro famiglia quanto Gesù dice: Credete che io sia venuto a mettere la pace sulla terra? No, io vi dico, ma la divisione. Perché d’ora in poi, cinque persone in una casa saranno divise, tre contro due e due contro tre…. Se invece i genitori educheranno i loro figli, sapendo che essi sono prima di tutto figli di Dio, e quindi a sua disposizione, essi saranno capaci di aiutarli e consigliarli, anche quando sentono in cuore la sua chiamata. I genitori, se sono veri cristiani, questo lo sanno e lo fanno. Abbiamo esempi a non finire di padri e madri sinceramente felici e grati a Dio d’aver avuto una tale sorte.