La storia di Vaslav Nijijsky

Il coreografo Goecke si confronta con il grande genio della danza del XX secolo, la stella dei Ballets Russes di Sergei Diaghilev. Nei panni del geniale, folle ed umanissimo ballerino lo straordinario interprete Rosario Guerra

Arte e follia, tormento ed estasi, forza e fragilità, amore e morte, fama e declino. C’è tutta la parabola della vita di Vaslav Nijinsky nel balletto “Nijinsky” della Gauthier Dance/Theaterhaus Stuttgart, firmato da Marco Goecke, coreografo residente della compagnia tedesca oltre che del prestigioso Nederland Dans Theater. Spettacolo, va detto subito, bellissimo, energico, travolgente, a tratti commovente per atmosfere e interpretazione, specie quella del protagonista incarnato dal danzatore napoletano Rosario Guerra, superbo per partecipazione emozionale e fisica nel conferire follia, furore creativo, e umanità al celebre mito della danza del ‘900.

Rosario Guerra e Alessio Marchin
Rosario Guerra e Alessio Marchin

Scena spoglia, drammaturgia dettata da luci e costumi – fogge accennate dell’epoca per il noto cappotto di Diaghilev, e colori rosso, nero e bianco –, colonna sonora che coniuga i romantici concerti per pianoforte di Chopin con Debussy e ninne nanne della tradizione russa: quanto basta per dare spazio alla sola danza. Goecke vi costruisce una struttura coreografica in cui si riconoscono i momenti dell’esistenza di Nijinsky: le persone che l’hanno determinata (primo fra tutti l’impresario e amante, nonché padre-padrone Diaghilev, la madre Matka, la moglie Romola, l’amico Isayef), i balletti che lo hanno reso celebre (“Petrushka”, “L’après-midi d’un faune”, “Le spectre de la rose”, “Le sacre du printemps”), ma soprattutto gli stati d’animo di una personalità complessa e tormentata, piegata da un “mal di vivere” oscuro e indecifrabile che lo porterà alla schizofrenia. Tutto questo senza però essere didascalico, né narrativamente raffigurato, né citato in maniera lampante.

La coreografia di Goecke (da poco insignito del Premio Danza&Danza 2016 quale “miglior coreografo dell’anno”) è straordinariamente evocativa e stilizzata, astratta e concreta contemporaneamente, a tratti mimica, sempre inventiva, capace di ricreare soprattutto il mondo interiore, inebriante e tormentato, del celebre ballerino dei Balletts Russes la cui parabola, durata 10 anni, si concluse in manicomio.

L’avvio dello spettacolo è con un’inquietante ed energica figura col volto velato – l’Arte –, e l’incontro con Tersicore, musa della danza. Il bacio tra i due sancisce l’inizio di qualcosa di nuovo nel mondo dell’arte. Cioè l’avvento di Nijinsky. Da qui il dipanarsi, per quadri, della sua parabola esistenziale. Il leggendario artista che seppe sfidare coi suoi poderosi e leggiadri salti la legge di gravità, Goecke lo vuole, invece, ben piantato a terra, che sfida l’orizzontalità e la verticalità coi suoi movimenti rapidissimi, le mani che roteano, sempre espressive, insieme al mulinare continuo delle braccia come sciabolate che fendono l’aria e subito si racchiudono quasi a implodere. Movimenti che, moltiplicati dai 16 ballerini in scena, si propagano nervosamente in tutte le articolazioni del corpo, dalle spalle al busto alle gambe ai piedi. Gesti sempre veloci che ricordano le forme futuriste o le sequenze del cinema muto.

Lo stile frenetico di Goecke, dalle scosse nervose, trova in questo lavoro dai rimandi espressionisti, una geniale trasfigurazione di linguaggio che riesce ad avvincere senza lasciarci il tempo di un respiro. E sono molte le sequenze in cui questo si traduce in immagini visionarie, in gesti simbolici, o in azioni. Come il risveglio; il duetto maschile del “Fauno”; una pioggia improvvisa di petali durante “Le Spectre de la rose”; le risa e le urla al microfono; le corone d’alloro e le braccia fiorite; il rabbioso disegnare cerchi invisibili a terra; lo sfinimento della schizofrenia. Tutto questo mentre nel flusso coreografico intravediamo accenni di posture e di gesti minimi che rimandano alle innovative posizioni stilistiche che Nijinsky introdusse nel suo modo di danzare scardinando le regole della tradizione ballettistica.

“Nijinski”, coreografia Marco Goecke, Gauthier Dance. Musica Frédéric Chopin, Claude Debussy, Libana, drammaturgia Esther Dreesen-Schaback, scenografia e costumi Michaela Springer, lighting design Udo Haberland. A Cremona, Teatro Ponchielli l’11 febbraio 2017.

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