“La Storia” della povera gente

Nei primi mesi del 2024 uscirà la serie tv diretta da Francesca Archibugi con Jasmine Trinca e Valerio Mastandrea. Commentiamo i primi due episodi visti in anteprima alla Festa del Cinema di Roma
La Storia

Si poggia sulla forza del popolare e omonimo romanzo di Elsa Morante, la serie tv La storia, diretta da Francesca Archibugi e prodotta da Picomedia e Thalie Images, in collaborazione con Rai Fiction. La cavalca con scenografie vistose, d’impatto, e con una considerevole messa in scena generale (costumi, fotografia, regia). Con due interpretazioni in armonia tra misura e intensità: quella di Jasmine Trinca nei panni di Ida − la fiera, toccante, fragile e insieme corazzata protagonista − e quella di Valerio Mastandrea, nelle vesti di un oste di quartiere: Remo, di sapiente romanità e di netto antifascismo. Di disincantata e acuta bonarietà, di popolani silenzi, sguardi, movenze e parole.

La Storia (History: A Novel), director Francesca Archibugi, cinematography Luca Bigazzi.

Ne arriveranno altri di attori e personaggi: Elio Germano e Asia Argento, tra gli altri, dopo i due episodi − apprezzabili − visti in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2023. Li vedremo tutti e 8 su Rai1 nei primi mesi del 2024, molto probabilmente, anche se ancora non c’è una data ufficiale di messa in onda. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, ovvero da quella che sarà la prima serata d’esordio, questa nuova trasposizione di uno dei più importanti romanzi storici italiani del Novecento possiede muscoli e andatura per emozionare il grande pubblico senza far storcere troppo il naso ai più esigenti spettatori: quelli votati alla cinefilia. Almeno i moderati. Perchè la serie scritta dalla regista stessa con Giulia Calenda, Ilaria Macchia e Francesco Piccolo, si muove in equilibrio tra le parti: le tiene addosso con funzionale eleganza, senza che nessuna, per ora, faccia scivolare il racconto dall’una (quella della verbosità) o dall’altra parte (quella dell’enfasi visiva).

Emoziona raccontando, questa nuova La Storia, spettacolarizzando nel modo giusto, per nutrire il dramma rispettando, anzi valorizzando i sentimenti dei personaggi. Si fa da esportazione senza rinunciare all’italianità e soprattutto senza trascurare la Storia stessa. Il che è doveroso per un lavoro di questo tipo. La Storia del titolo è quella vista dal basso: della gente comune. Dei poveri cristi di ogni guerra: donne, uomini, bambini tirati in mezzo, capitati nella tragedia perché vivi. Bombardati, violentati (c’è una sequenza forte all’inizio del primo episodio), feriti nel corpo e nell’anima. Resilienti e vivi, appunto.

 

Questa seconda trasposizione Rai, insomma, dopo quella del 1986 diretta da Luigi Comencini e interpretata da Claudia Cardinale, sembra saper legare con merito il testo di partenza agli strumenti (anche tecnologici) del nostro tempo, camminando spedita dal 1938 (c’è un breve incipit che parte da lì, dal discorso di Mussolini a Trieste sulle leggi razziali, ascoltato dalla madre di Ida alla Radio, fino agli anni del dopoguerra che chiuderanno gli episodi). La Ida di Jasmine Trinca è capace di restituire i sentimenti di una donna e di una madre, risultando universale prima che moderna o simbolicamente attuale. Del suo tempo prima che del nostro. Nella storia prima che oggetto di metafora. Ida osserva timorosa il fascismo, tremante, silenziosa, la guerra, lo spettro delle deportazioni degli ebrei. Custodisce con forza il segreto e il dolore della violenza subita ad opera di un giovane soldato tedesco ubriaco, e accoglie con naturale profondità d’animo la vita che scopre di portare in grembo. Racconta la solitudine, l’amore, la povertà di mezzi e la dignità umana, l’altrocità del secondo conflitto bellico e la capacità di resistere alla disperazione e al terrore. Offre piccoli sorrisi ed espressioni di pace interiore quando la vita, in qualche breve frammento, prende a scorrere in modo accettabile, sottilmente luminoso. La lasciamo tra le macerie del bombardamento a San Lorenzo (19 luglio 1943): altra sequenza molto forte dei primi episodi. Senza più casa ma con Useppe vivo accanto a lei. È lì, vivida, Ida Ramundo, comunicativa, che ci obbliga ad attendere con fiducia i 6 episodi a venire, con un carico di Storia che crediamo non trascurato, subita, patita da sotto, da testimone tra i testimoni. Una Storia percepita, avvertita nella sua triste potenza. Perciò attuale e utile.

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