La stola e la maglia gialla
Dicono che il ciclismo ha a che fare con la vocazione. Pedalare per 40 mila chilometri all’anno non è roba da tutti e forse non è neanche per tutti. In tanti partono, pochi arrivano in fondo, a far della bicicletta il proprio lavoro. È un cammino lungo il sentiero della vita, fatto di segni, destini favorevoli e forse un po’ di fortuna. Di certo essere ciclista è già una fede: o ci credi o lasci perdere. “La fede comincia là dove la ragione finisce”, diceva Kierkegaard. Vale per i ciclisti, vale per noi comuni mortali, vale anche (e soprattutto) per i sacerdoti.
Parli di ciclismo, parli di fede e non puoi fare a meno di parlare di lui: don Daniele Laghi, classe 1980, sacerdote presso la parrocchia di Sant’Orsola Terme, un piccolo paese della val dei Mocheni, in Trentino. Don Daniele, ordinato sacerdote il 18 giugno del 2005, quatto quatto, c’è sempre e arriva sempre nei grandi e piccoli eventi dello sport. Certe volte sale sul palco, altre volte si mescola alla gente, ma senza nascondere la sua vocazione.
Lunedì è partito alla volta del Tour de France in compagnia di due parrocchiani appassionati di ciclismo e si è "sciroppato" 600km, solo andata, fino ad arrivare a Nizza, il giorno prima della cronometro a squadre vinta dalla Orica-GreenEdge. Ha visitato la città prenotando una albergo modesto ed ha concelebrato la funzione presso la basilica di Notre-Dame de l’Assomption. Ai ciclisti porta un rosario, una parola di conforto, dentro una corsa ricca di tensioni ed emozioni. Alcuni corridori prima della partenza gli chiedono una preghiera speciale perché il Tour de France è un viaggio nell’universo sportivo, ma anche nella galassia dell’imprevisto della vita e degli umani limiti.
Stacca dalla routine della parrocchia don Daniele, dall’impegno nella giunta provinciale del Coni di Trento, ma alla fine non stacca mai. Fa una visita lì, lascia un saluto là, sussurra la fede dal buco della serratura o dal palco di una grande corsa, poi saluta tutti e riparte: «Ciao alla prossima, ci sentiamo via Twitter o Facebook», perché la tecnologia oggi cura i corpi, ma anche le anime. «Il ciclismo ha il grande potere di unire – precisa don Daniele. Quando passa il Giro ci identifichiamo tutti nella maglia rosa. Al Tour la maglia è gialla, ma cosa cambia? C’è l’impegno, il sacrificio, la passione che passa attraverso la gioia». Chiamatelo ciclismo, ma in fondo ha che fare con la fede. Basta crederci.
1. Christopher Froome (Gbr) Sky Procycling in 36h9'18"
2. Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team a 1'25"
3. Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team a 1'44"
4. Laurens Ten Dam (Ned) Belkin Pro Cycling Team a 1'50"
5 Roman Kreuziger (Cze) Team Saxo-Tinkoff a 1'51"
6. Alberto Contador (Spa) Team Saxo-Tinkoff
7. Nairo Alexander Quintana (Col) Movistar Team a 2'02"
8. Daniel Martin (Irl) Garmin-Sharp a 2'28"
9. Joaquim Rodriguez (Spa) Katusha a 2'31"
10. Rui Alberto Faria Da Costa (Por) Movistar Team a 2'45"