La spiritualità e la neuropsicologia
Nel mio corso universitario di psicologia è forte la necessità di conoscere meglio le ultime novità scientifiche come la biologia del sistema nervoso… Ho l’impressione però che questo approccio all’uomo sia abbastanza materialistico e non aiuti a cogliere la dimensione dello spirito. Sbaglio?. Una studentessa di psicologia Col termine neuropsicologia si intende l’espressione più recente della psicologia considerata su basi scientifiche, nel senso che essa trae le sue conclusioni solo da dimostrazioni di laboratorio; essa subisce l’influenza delle più avanzate scoperte sul funzionamento del cervello. Come è concepito lo spirituale attraverso questo approccio? Facciamo rispondere al più originale e geniale neuropsicologo, e cioè lo statunitense di origine portoghese Antonio Damasio il cui libro Emozione e coscienza (2000) è stato equiparato come importanza scientifica e portata rivoluzionaria al capolavoro di Freud L’interpretazione dei sogni (1900). Damasio confessa di non avere simpatia per i tentativi di neurologizzare le esperienze religiose, soprattutto quando finiscono per identificare un centro cerebrale con Dio, o a legittimare Dio e la religione scoprendone i correlati neurali nelle scansioni cerebrali. E tuttavia aggiunge che le esperienze spirituali, religiose o di altra natura (come quelle mistiche), sono processi mentali: processi biologici del massimo livello di complessità, perché hanno luogo nel cervello di un particolare organismo in particolari circostanze e non c’è motivo per non descriverle in termini neurobiologici, purché consapevoli delle limitazioni di un tale esercizio. In altri termini, Damasio non crede che esista un centro cerebrale per la spiritualità – secondo i dettami della sorpassata frenologia – , però è possibile descrivere come possa aver luogo dal punto di vista neuropsicologico il processo di realizzazione di uno stato spirituale: Collegando le esperienze spirituali alla neurobiologia dei sentimenti, non intendo ridurre il sublime al meccanico e, così facendo, sminuirne la dignità… Spiegare il processo fisiologico alla base della spiritualità non serve a chiarire il mistero del processo vitale a cui quel particolare sentimento è connesso. Esso svela il rapporto con il mistero: non il mistero(1). Damasio, in primo luogo, assimila il concetto di spiritualità ad un’intensa esperienza di armonia: alla sensazione che l’organismo stia funzionando al livello di massima perfezione possibile, perché secondo lui l’esperienza si sviluppa insieme al desiderio di agire con gentilezza e generosità verso gli altri. Pertanto avere un’esperienza spirituale significa avere un certo tipo di sentimenti, che permangono nel tempo, dominati da una variante della gioia e comunque sereni. Il baricentro dei sentimenti, che Damasio definisce spirituali , si trova all’intersezione di molteplici esperienze, una delle quali è la pura e semplice bellezza. Un’altra è l’anticipazione di azioni condotte con una disposizione d’animo pacifica e con una preponderanza di affetti amorevoli. Così concepita, la spiritualità è un indice del piano organizzatore di una vita ben equilibrata, ben disposta e bene intenzionata. Si potrebbe azzardare che la spiritualità è una parziale rivelazione dell’impulso che agisce in una vita in uno stato di perfezione. Se i sentimenti testimoniano lo stato del processo vitale, i sentimenti spirituali scavano sotto quella testimonianza, addentrandosi più in profondità nella sostanza del vivere: essi costituiscono la base di un’intuizione del processo vitale. Inoltre, aggiunge Damasio, le esperienze spirituali arricchiscono dal punto di vista umano, perché la gioia e le sue varianti porterebbero ad una maggiore perfezione funzionale. Noi abbiamo sempre la capacità di evocare queste esperienze spirituali, attraverso le consuete pratiche della preghiera e dei rituali in un contesto religioso. Ma anche nel contesto laicistico e mercificante in cui siamo immersi è possibile avere stimoli emozionali tali da dispiegare la spiritualità, come la contemplazione della natura, la riflessione sulla scoperta scientifica e l’esperienza della grande arte. Scrive Damasio: Si pensi alla facilità con cui la musica di Bach, Mozart, Schubert o Mahler può portarci in una tale dimensione… È chiaro, tuttavia, che il tipo di esperienza spirituale a cui sto alludendo non è equivalente a una religione. Qui manca la cornice e di conseguenza anche la portata e la grandiosità che attirano tanti esseri umani verso la religione organizzata. I rituali e la condivisione con la comunità creano effettivamente una gamma di esperienze spirituali diverse da quelle di tipo privato (2). Più onesto di così, Damasio non poteva essere.