La Spezia laboratorio di socialità
Si incontravano nei locali della parrocchia di Brugnato nello spezzino, il primo gruppo di persone che avevano conosciuto i focolarini. Erano stati alla Mariapoli di Fiera di Primiero nel 1958 e da lì avevano deciso di trovarsi regolarmente. Erano giovani desiderosi di una boccata d’aria fresca che desse nuovo vigore al loro impegno cristiano. Spesso a loro si univano alcuni tra le prime e i primi compagni di Chiara Lubich. Era sempre una festa – ricordano con entusiasmo Mario e Brigida, frequentatori di quel gruppo -. Tanto che il parroco di allora suonava le campane per avvisare di questo incontro straordinario e poi annotava sui registri degli atti parrocchiali: Oggi si sono radunati i focolarini. Sono queste le primissime pagine della storia che narra degli inizi della diffusione della spiritualità dell’unità a La Spezia. E se allora su un registro degli atti di una parrocchia il parroco fissava l’evento, ora il nome di Chiara Lubich è scritto tra i cittadini illustri della città che sabato 13 maggio gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Una festa dal sapore familiare, un incontro fuori dal comune che il Teatro di città ha ospitato, manifestando gratitudine e riconoscenza. Tra il migliaio di presenti, un numeroso gruppo di ragazzi delle scuole. La storia di La Spezia è quella di una comunità che fa della coesione, dell’unità e della solidarietà un punto di forza per affrontare le difficoltà dell’oggi e le sfide del domani. Lo abbiamo fatto sessant’anni fa con i profughi scampati all’orrore dei campi di sterminio – dice il sindaco Giorgio Pagano – prima con l’impegno generoso per la libertà e la democrazia nel corso della lotta di Liberazione e, oggi, stiamo onorando questa nostra identità portando avanti un ambizioso progetto di gemellaggio trilaterale con Haifa e Jenin per contribuire a ritessere i fili di un dialogo coltivando e praticando la speranza che la pace sia ancora possibile. La Spezia, città del dialogo, sta lavorando proprio in questi mesi alla costituzione di un Forum interreligioso, che nascerà a breve, quale sede per un confronto aperto tra le varie religioni per arricchire l’anima della nostra comunità. È quello che Chiara definisce un perdere sé stessi che rinnova ogni giorno l’originaria scelta politica, con la quale si è deciso di occuparsi non di sé, ma degli altri, conclude il sindaco. La cittadinanza a Chiara ha tutto il sapore di una conferma per la città, di un invito a continuare nell’impegno in favore del dialogo tra culture e uno stimolo ed un incoraggiamento perché la cultura della fraternità informi sempre più ogni ambito della città, ne diventi l’anima della sua cultura e contribuisca a fare di La Spezia un modello a cui altre comunità civili possano guardare. Oggi nel riconoscere a Chiara Lubich la cittadinanza onoraria rinnoviamo e rafforziamo un impegno verso noi stessi e verso l’intera comunità: quello di agire sempre tenendo come stella polare il bene comune, la capacità cioè di praticare la politica con generosità, con rigore, sempre a servizio delle istituzioni e dei bisogni dei cittadini . È l’impegno che si assume a nome di tutto il consiglio comunale il primo cittadino che conclude: A noi che abbiamo scelto la politica come strumento per cambiare e migliorare la città va il suo richiamo a considerare l’impegno politico come un atto di amore, di generosità e di fraternità. C’è un clima di forte partecipazione e riconoscenza per questa donna straordinaria , come qualcuno la definisce. C’è clima di festa, naturalmente, ma anche speranza per quanto l’ideale dell’unità può portare e già porta nelle istituzioni. A La Spezia è stato aggiunto un nuovo seme. Non si può che attendere – come allora – qualcosa di veramente grande. COSTRUTTORI DI PONTI Al sindaco della Spezia è giunto, per l’occasione, tra i tanti, anche il messaggio del sindaco di Roma Walter Veltroni che ha scritto: Mi ha fatto molto piacere sapere della vostra decisione di conferire la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich. La sua vita, il suo pensiero e la sua azione concreta, lo stesso movimento da lei fondato possono essere riassunti in una parola: dialogo. È – continua Veltroni – una parola-chiave del suo impegno e nello stesso tempo un richiamo alle istituzioni, a tutti quegli uomini che governano affinché ogni giorno e tenacemente si facciano costruttori di ponti che sappiano far parlare persone di culture diverse, fedeli di religioni diverse, tra loro e con tutti i laici di buona volontà. Il dialogo apre le porte alla solidarietà. E l’istituzione Comune ha un ruolo fondamentale nel creare rapporti di solidarietà all’interno della propria comunità.