La speranza in mezzo al fango di Genova

Nella città si spala e si ripulisce, ci si commuove per l'aiuto volontario di tanti giovani e si impreca sull'assenza colpevole delle istituzioni e su una tragedia che sta diventando la normalità. Oggi ancora allerta e scuole chiuse
Genova in mezzo al fango

Guardare Genova la città dai mille volti, dalle tante storie, mette tristezza. La "superba", come viene chiamata qui, è elegante e appoggiata sul mare. Bella in tutte le stagioni. Dignitosa e caparbia. Scendono le lacrime a percorrerla nelle sue strade ferite, nei suoi carruggi sfregiati. Nella sua gente abbattuta. Mette tristezza pensare che forse tutto questo si poteva evitare, che forse la burocrazia la sta uccidendo lentamente, che le leggi vanno troppo a rilento mentre il tempo inesorabilmente corre troppo veloce. Incrociare occhi, sguardi, volti dei suoi abitanti, vuol dire immediatamente accettare un groppo in gola.

La speranza resta viva sentendo testimonianze come quella di Manuel che ci racconta tra i box della sua abitazione: «Questa volta sono stato toccato anch'io dall'acqua fuoriuscita dal Bisagno intorno alla mezzanotte di quel giovedì ormai famoso. A qualche centinaio di metri da Borgo Incrociati, ho il box sotto il livello della strada con dentro l’auto quasi nuova: ha appena due anni e vi lascio immaginare. Ma sono riuscito a vivere il tutto con estrema serenità e consapevolezza, al di là del fatto che non fosse stata diramata l'allerta meteo, al di là del fatto che le istituzioni… al di là del fatto che..e si potrebbe continuare all'infinto». Racconta così Manuel la “sua alluvione”.

Poi ieri mattina alle nove, i miei due figli sono usciti con stivali e k-way per dare una mano a chi ne avesse avuto bisogno. Alle 15 ero in giro con lo scooter per fare due spese e mi ha assalito la desolazione di chi aveva perso, non un’automobile, ma il negozio, l'attività commerciale, il proprio sostentamento quotidiano. E ho anche visto gente che, con l'odio negli occhi e nella voce,  imprecava conto le istituzioni, il comune, la protezione civile: mugugni che si sarebbero tramutati in violenza se solo ci fosse stata la possibilità di metterla in atto». Odio e tristezza sono sentimenti comuni in queste ore. Manuel rientrato a casa ha trovato che l'acqua dal garage era stata pompata via tutta e con la moglie hanno cominciato la conta dei danni e le pulizie.

«Una manciata di ragazzi ci ha dato una mano. "Angeli del fango" li chiamano, ma per me sono del Paradiso! in silenzio , con la dignità dell'eroe anonimo, hanno pulito, sgomberato, senza una parola di condanna, di critica, di rabbia, solo con lo sguardo limpido in netto contrasto con il fango che ci circondava. Mentre con loro spingevo via l'acqua sporca, al sudore si sono mescolate le lacrime, che scendevano copiose per la commozzione. Non ho mai dubitato dei miracoli e oggi l'ho vissuto con loro!» Manuel vuole esprimere la sua gratitudine a tutti i costi, a questi silenziosi lavoratori: «Questa è Genova che spera, che crede in un futuro vero e reale, è l'Italia (si, perché sono venuti da fuori regione e in tanti) che può risollevarsi, perché vive, ama senza calcoli, senza tornaconti, senza mugugni. Questo è il mondo che ho sognato da giovane e che sogno ancora: è l'unica realtà che vale la pena d'essere vissuta e per cui combattere».

Salire sulle  colline a monte di Genova è un’impresa ancora tosta. La Valbisagno, come la Polcevera o la Valle Scrivia. Rivarolo, Campo Ligure o Molassana. Dappertutto smottamenti, interruzioni, frane, acqua che hanno portato sulla strada massi, rami, oggetti di ogni genere. Paesi come Montoggio, Casella, Savignone Sant’Olcese sono isolati. Ovunque muri crollati, negozi allagati, piani bassi delle abitazioni invasi da fango e detriti. Poco distante dall’ingresso della Fiera del mare, sul grande parcheggio i camion scaricano fango e detriti raccolti lungo le strade: un mucchio che s’ingigantisce di ora in ora. Intanto in città aumentano gli spalatori, tantissimi i giovani che arrivano anche da regioni vicine. Ora il fango s’è rassodato, indurito ed è difficile staccarlo ed è pesante da caricare. Tante ancora le idrovore che succhiano l’acqua da magazzini e cantine.

A Borgo incrociati dove il Bisagno ha tracimato lo spettacolo è desolante. Le strade si sono riempite di ogni cosa: mobili, attrezzi, libri, tavoli. I proprietari svuotano le abitazioni e portano in strada. Ma lo spazio non c’è più. È tutto un ammasso. Scaffali dei negozi di frutta rovesciati assieme alla frutta e alla pasta. Scatole di detersivi, materassi e di reti ortopediche, tavolini dei bar, fioriere. La forza impetuosa dell’acqua ha ammucchiato tutto. Stessa scena in via XX Settembre per metà della sua lunghezza e sulle vie laterali. Anche nei gazebo vicini alla stazione di Brignole fango e mercanzia si mescolano. Sabato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e arcivescovo di Genova ha fatto visita nella zona per ascoltare i residenti. Il cardinale ha voluto verificare di persona l’entità dei danni,  intrattenendosi  a lungo con i commercianti.

Rimane fino ad oggi a mezzanotte il massimo livello di rischio idrogeologico. Oggi restano chiuse le scuole di ogni ordine e grado, chiusi anche parchi, cimiteri, impianti sportivi. Sospese tutte le manifestazioni all’aperto e  tutti i mercati. Chiusi i musei civici ad eccezione dei musei di Strada Nuova, del museo del Mare e di Palazzo Ducale. Restano aperti i punti di accoglienza turistica e l’Acquario. A prestare la loro opera sono arrivati i militari del genio pontieri dell’Esercito, una batteria del primo reggimento artiglieria da montagna e un ulteriore plotone del secondo reggimento genio pontieri. Intanto un presidio fisso di Croce Rossa Volontari e Protezione Civile ha allestito una piccola tenda  con una infermeria, una cucina da campo e un posta sosta, in fondo a Piazza della Vittoria, a lato della Questura. Scene da una città alluvionata.

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