La Spagna piange la scomparsa di Adolfo Suárez

«La concordia è possibile», si può leggere sulla tomba di Adolfo Suárez, morto nei giorni scorsi all'età di 81 anni. È stato un politico molto apprezzato che ha saputo dirigere il passaggio dalla dittatura alla democrazia. E lo ha fatto portando la bandiera dell'unità e il dialogo. Un commento
Spagnoli in coda per l'estremo saluto ad Adolfo Suarez

È stato un addio come meritava, alla presenza delle più alte autorità dello Stato. Ma non solo: anche migliaia di cittadini spagnoli hanno voluto mostrare il loro profondo rispetto per Adolfo Suárez, una figura chiave della storia recente del Paese, scomparso lo scorso 23 marzo a 81 anni. Più di 25 mila persone hanno, infatti, visitato la "Sala de los pasos perdidos" del Congresso dei deputati a Madrid. È la terza volta nella storia del Paese che si apre la cappella riservata alle personalità più illustri. Migliaia di persone lo hanno poi accompagnato nella cattedrale di Avila, sua città natale, dove è ora sepolto accanto alla moglie Amparo Illana.

Ma chi era Suarez e qual è stata la sua importanza? Era il 20 novembre del 1975 quando l'allora primo ministro Carlos Arias Navarro annunciava in televisione la morte del dittatore Francisco Franco. Si apriva così un complesso scenario in cui il re Juan Carlos avrebbe giocato un ruolo estremamente importante. Fu lui che decise di sostituire Navarro con un poco conosciuto Adolfo Suárez.

Suárez, 44 anni, era passato per tutte le amministrazioni pubbliche, conosceva perfettamente l'ingranaggio franchista ed era ambizioso. Anni dopo, avrebbe infatti confessato che aveva sempre voluto essere presidente. Il suo nome era tra le tre proposte formulate dai consiglieri del Regno a Juan Carlos. Era il 1976, l'anno in cui Suárez fu nominato presidente per mandato reale.

Il suo obiettivo, condiviso al cento per cento dal re, era chiaro: doveva esserci la democrazia. A tal fine legalizzò i partiti politici, compreso quello comunista, e varò la riforma politica. Poi sciolse il Parlamento franchista e indì le elezioni generali.

Suárez diventò così il primo presidente della nuova democrazia spagnola. I suoi obiettivi erano: una nuova Costituzione, che fu conclusa nel 1978, l'amnistia ai prigionieri politici e "I Patti della Moncloa", per uscire dalla crisi economica.

Nel 1979 e con una popolarità alle stelle, Suárez vinse ancora una volta le elezioni. Ma le lotte per il potere stavano diventando sempre più forti. I socialisti lottavano per riconquistare quanto perso durante la dittatura e Suárez cominciò a perdere fiducia in loro, al punto che, nel gennaio 1981, si dimise per le pressione provenienti da dentro e fuori il suo partito.

Cominciò così il declino di colui che aveva saputo guidare il cambiamento in Spagna. Una delle poche persone che continuarono a difendere la democrazia, anche dopo il tentativo di colpo di Stato, organizzato da alcuni militari, nel febbraio 1981. Alla fine, però, Suárez lasciò il suo partito, il Cds, per crearne uno nuovo. Nel 1991, lasciò definitivamente la politica.

Purtroppo, per lui i grandi riconoscimenti non sono arrivati quando era ancora in vita. E ora che lui è morto, i politici spagnoli si guardando nello specchio tentando di trovare un riflesso di questo brillante uomo politico. Ma non c'è. Insieme al riconoscimento di Suárez, il popolo ha criticato l'attuale classe politica per la mancanza di dialogo, di patti, di ricerca del bene comune.

La figura di Adolfo Suárez ha nobilitato la politica spagnola. Lui è stato un politico di alto livello, ma anche "vicino", "amichevole", "un uomo interessato al futuro della Spagna", come ha riconosciuto pubblicamente il re Juan Carlos.

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