La sorgente della vita

Una coincidenza, non del tutto casuale, che fa riflettere. Lo ammettono anche le chiese nel presentare la Settimana di preghiera: la testimonianza comune dei cristiani è oggi esigenza “sempre più viva” in un mondo che si va rapidamente unificando. Non c’è bisogno di scomodare demografi e sociologi. L’incontro tra popoli – fino a poco tempo fa lontani ed estranei tra loro – è diventato oramai un processo irreversibile. Si parla di un’Italia trasformata in mosaico delle fedi. Le città diventano sempre più colorate e cosmopolite, e così pure le aule delle scuole, le piazze e i mercati. E se fino a qualche decennio fa, il confronto con tradizioni e culture diverse era un evento sporadico, oggi l’incontro si fa esperienza quotidiana. Quando l’altro è in mezzo a noi, con i suoi credi e le sue tradizioni religiose, la testimonianza in ciò che si crede insieme, deve essere comune. Per i cristiani, è l’annuncio della Parola di Dio e la testimonianza della vita nuova portata da Gesù tra gli uomini. “Le barriere che ci dividono – scrivono le chiese – impediscono una proclamazione unitaria del Vangelo nel mondo”. Sì, da qualche anno a questa parte, anche in ambito ecumenico, si avverte qualcosa di nuovo. E come se il dialogo spingesse in avanti, consapevole della necessità di dover uscire dalle stanze degli addetti ai lavori per farsi vita ed aprirsi ad un confronto libero con l’altro. Lo si era capito all’assemblea ecumenica di Graz nel 1997 e anche quest’anno a Strasburgo, con la firma della Carta ecumenica. Al futuro, oggi le chiese guardano con fiducia. “Nonostante l’intralcio di molti ostacoli storici, teologici, culturali e psicologici – scrivono – grande è la speranza che nel nuovo millennio dell’era cristiana possa essere presto raggiunta la riconciliazione tra coloro che credono in Cristo”. Ad una condizione però: che il dialogo ecumenico entri nel dna della vita cristiana “fino a che non sia realizzato quel ristabilimento della piena comunione ” tra tutte le chiese. Lo chiedono in una lettera le Chiese cattolica, ortodossa ed evangeliche presenti in Italia. Anche la Settimana per l’unità di gennaio non deve costituire “un momento di incontro isolato nel corso dell’anno”, ma un punto di arrivo di un lavoro compiuto insieme e un punto di partenza per un rinnovato impegno ecumenico. Ma non è tutto. L’incontro con l’altro pone degli interrogativi. In qualche modo, obbliga a conoscere le proprie origini, a indagare le ragioni delle proprie speranze, ad approfondire i lati ancora incerti della propria identità. La Settimana di preghiera per l’unità ha scelto quest’anno per tema un versetto del salmo 36: “In te è la sorgente della vita”. Le chiese invitano ad andare alle origini della propria fede perché “senza la luce proveniente dalla sorgente di tutte le luci – spiegano – i problemi che incontreremo lungo il cammino resteranno avvolti nell’oscurità e diventeranno insormontabili pietre d’inciampo”.

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