La solitudine di Maria
Maria desolata. Come parlare di lei? Che dire di lei che è “la madre”, nostra madre? La madre sta lì presso la croce, piangente, e noi restiamo senza voce di fronte a questo quadro. È la madre di Gesù, l’ha generato, educato, visto crescere, seguito. Ha condiviso le gioie e le avversità della sua vita pubblica. Dio l’ha preparata e Gesù stesso l’ha formata: pure lei vive quindi per quell’ora. Il vecchio Simeone le ha predetto che una spada le trafiggerà l’anima e spesso si è già sentita separata da Gesù che segue il Padre suo e la trascina dietro di sé, ma non avrebbe potuto immaginare una tale fine. Assiste impotente alla sua condanna, alla flagellazione, alla crocifissione e alla morte atroce. Il male sembra avere l’ultima vittoria e Dio appare assente, o peggio ancora inesistente.
Partecipa all’abbandono del Figlio e grida pure lei, interiormente, il suo “perché?”. «È la Sola – mi disse un giorno Chiara Lubich –, è sempre stata sola e lì, ai piedi della croce, ha perso il suo Dio». In qualche modo è sempre stata sola, portando nel cuore la responsabilità di quella maternità che le è stata chiesta e affidata, e ora si ritrova lì, ai piedi di suo figlio crocifisso. Più che mai, sola. Non ha niente, non è più niente. È viva, ma più morta che viva. Nulla ha senso. La terra è diventata per lei un deserto. Dio l’ha spogliata di se stessa e di tutto ciò che le ha dato. Sembra crudele e incomprensibile. Come non essere triste fino alla morte? Come non piangere senza fine? Gesù è crocifisso e il Padre non è intervenuto. Gesù è morto e con lui è morto Colui che era la luce, la ragione della sua vita, Colui che le dava Dio.
Ma prima di morire, Gesù le chiede di prendere Giovanni come figlio suo, di assumere un’altra maternità. Dietro di lui vi sono gli altri discepoli, la Chiesa nascente, e tutta l’umanità. Per questo lei dovrà uscire da se stessa e dal suo dolore. È un atto d’amore eroico che Gesù chiede a sua madre, un atto simile a quello che il Padre sta chiedendo a lui. Ancora una volta Gesù non si adatta a lei, ma la adatta a sé e la fa come sé, portandola all’altezza del Padre. Pure lei dovrà “perdere il suo Dio”, dare colui che è la sua vita e credere. «E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19,27). Maria non rimane chiusa nel suo dolore, rinuncia a se stessa e prende ancora una volta la sua croce. Crede, e in questo modo è più che mai la discepola del Figlio.
La redenzione è Opera di Dio. Eppure, al culmine di questo dramma, Dio vuole che una persona, sua madre, vi sia associata. Ai piedi della croce, Maria si trova, come Gesù, nella solitudine totale, partecipa all’abbandono del Figlio e vive il proprio abbandono, la propria desolazione. È nel più profondo della notte dei sensi, dello spirito e di Dio. È l’ora delle tenebre, della massima oscurità. Ha perso i punti di riferimento, non sa più dove è la verità. Potrebbe perdere la ragione e disperarsi, ma resiste, non molla, rimane in piedi e continua a credere, a sperare e amare. È un monumento di virtù, la santa per eccellenza. Vive il sacrificio d’Isacco, che Dio aveva chiesto ad Abramo, ma dal quale lui era stato risparmiato. Nessun angelo interviene per lei, nessun montone nei cespugli, nessun’altro agnello all’infuori del suo stesso figlio. Stabat mater dolorosa iuxta crucem lacrimosa. È l’orrore.
Maria è sempre stata aperta a Dio, docile alle indicazioni dello Spirito, attenta e obbediente alle parole del suo figlio. Come Gesù cresceva in sapienza, età e grazia, pure lei è cresciuta davanti al Padre nella fede, nella speranza e nella carità. Alla fine della sua vita, Gesù è arrivato a una tale unità col Padre suo da poterne essere distinto perché il Padre è in lui come lui è nel Padre.
Arrivato a questo apice della sua vita, che è il culmine dell’Incarnazione, unisce sua madre a sé, staccandola da sé, separandola da sé: «Donna, ecco tuo figlio». La fa come sé, la vuole come sé e per questo la lascia, la dona, l’abbandona. Ce la dona, come il Padre aveva donato lui al mondo e poi l’aveva consegnato, abbandonato. Così Maria si ritrova separata dal Padre e dal Figlio, sola come lui è solo e raggiunge pure lei il suo apice: dona tutto, perde tutto. Gesù è il Figlio che muore abbandonandosi nelle mani del Padre, lei è la creatura alla quale Dio ha chiesto tutto e che non è venuta a mancare.