Quando la solidarietà viene punita
Continua a far discutere quanto accaduto qualche giorno fa nella città di Ventimiglia, dove la polizia ha multato tre persone, secondo l’art. 650 del codice penale, per aver somministrato senza autorizzazione cibo ai migranti, contravvenendo ad un’ordinanza del sindaco Enrico Ioculano, emanata nell’estate del 2016. Il provvedimento era stato sollecitato dai residenti, che protestavano per la sporcizia e per alcuni casi di malore accaduti in stazione e nelle strade, che avevano creato problemi igienici, riscontrati proprio dopo la somministrazione di pasti da parte di singole persone con l’intento di aiutare i migranti.
Allora si era voluto regolamentare e ordinare la distribuzione, ma soprattutto “controllare” la provenienza del cibo, in modo che lo stesso non fosse scaduto o avariato. L’estate scorsa (come quella del 2015) aveva visto la città di frontiera “invasa” da persone arrivate dal sud del mondo, che sostavano in attesa di passare poi il confine. Per aiutare i migranti, si erano allestiti centri di distribuzione nelle parrocchie, dalla Caritas e dalla Croce Rossa.
Nei giorni scorsi, tre persone provenienti dalla Val Roya, come già fatto altre volte, avrebbero distribuito panini, tè e acqua a chi non va nei centri per paura di essere identificato. La polizia è intervenuta multando i volontari dopo averli condotti in caserma per identificarli, schedarli e denunciarli.
«Siamo di fronte al capovolgimento di ogni logica. Utilizzare il diritto per colpire e punire episodi di solidarietà non può avere e trovare alcuna giustificazione», ha detto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone e della Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili.
Per il portavoce di Amnesty international italiana, Riccardo Noury: «Questa sanzione non è che l’ennesimo segnale dell’avvio, anche in Italia, di un allarmante processo di criminalizzazione della solidarietà. Iniziano a moltiplicarsi i provvedimenti amministrativi e giudiziari, in varie parti d’Italia, ma soprattutto in Liguria, che rischiano di avere un effetto raggelante nei confronti di chi intende manifestare solidarietà nel modo più pratico e semplice possibile, con l’effetto paradossale di andare a colpire persone e associazioni che si assumono la responsabilità di colmare le gravi lacune lasciate dalle istituzioni».
«Mi spiace per i francesi multati – dice il sindaco di Ventimiglia Ioculano – ma, come facciamo con tutte le associazioni, avevamo invitati quei volontari a regolarizzarsi per poter poi partecipare alle attività del campo. E loro ci hanno mandato la richiesta con tutti i documenti. Li abbiamo girati alla prefettura l’8 gennaio e non hanno più avuto risposta. Capisco la loro amarezza, ma non dipende da noi».
Intanto la popolazione è amareggiata per questo provvedimento. «Si sta cercando ogni pretesto per far partire i migranti – dice un signore -, ma loro non possono perché la Francia li respinge». La discussione si fa seria al banco del pesce tra un gruppetto di persone che interviene deciso. Allora che si fa? Tra un po’, dice una signora, metteranno pure la «tassa per il consumo di suolo pubblico, perché danneggiano il decoro urbano, imbruttiscono il volto della città. Secondo qualcuno queste persone dovrebbero mangiare nei loro paesi, morire nei loro paesi, ma – ahimé – marciscono nelle nostre coscienze e ci trascinano nella geenna della vergogna più assurda. E ci condannano, anzi ci condanniamo noi con le nostre stese mani, a morire con la pancia piena e il cuore vuoto, perché la nostra coscienza si è addormentata».