La sinodalità di papa Francesco

Pubblichiamo un approfondimento dalla rivista Città Nuova di febbraio a firma del segretario generale del Sinodo dei vescovi dal 15 settembre 2020, vescovo emerito di Gozo (Malta), creato cardinale da papa Francesco nel Concistoro del 28 novembre 2020.

Il tema della sinodalità è stato ed è certamente al centro del pontificato di papa Francesco. Ma quella del santo padre non è mai una teologia accademica, una teologia “a tavolino”, bensì una teologia in ginocchio, che non ha certamente carattere sistematico ma occasionale. Eppure, a ben guardare, se mettessimo in ordine i suoi interventi sul tema della sinodalità, apparirebbe un filo d’oro ben riconoscibile con sottolineature costanti, che rappresentano i nuclei sorgivi della sua comprensione della sinodalità, e che mostrano uno sviluppo progressivo, che ci permette di osservare come il tema abbia conosciuto negli anni del pontificato una evoluzione, di pari passo con il cammino compiuto dalla Chiesa e dalle Chiese.

Certamente un aspetto trasversale che caratterizza in modo determinante il “magistero sinodale” di papa Francesco è l’attenzione alla dimensione spirituale della sinodalità. Più esattamente: alla dimensione inseparabilmente spirituale e pneumatologica della sinodalità, visto che la spiritualità cristiana trae la sua specifica identità dall’opera dello Spirito Santo nei singoli e nelle comunità. Ciò è particolarmente percepibile nel suo insistere nell’affermare che la sinodalità è innanzitutto ascolto dello Spirito Santo. Per papa Francesco, il vero ascolto presuppone un atto di fede nella presenza dello Spirito Santo in tutti i membri della comunità ecclesiale. Quest’ultimo è Colui che crea, misteriosamente e simultaneamente come attesta il racconto biblico della Pentecoste, la varietà – preservando la Chiesa dalla rigida uniformità – ed è Colui che realizza l’armonia nella diversità – ragione per cui san Basilio Magno, nel suo celebre trattato De Spiritu Sancto, ha potuto asserire che lo Spirito «ipse harmonia est».

Poi, papa Francesco ci dice come, per diventare fruttifico, questo ascolto deve farsi obbedienza allo Spirito. È a questo livello che si può comprendere, in tutta la sua profondità, ciò che il papa intende dire quando insiste sulla differenza che intercorre tra la sinodalità come “stile” della Chiesa e le assemblee parlamentari che caratterizzano i moderni sistemi politici democratici. Infine, per papa Francesco, la sinodalità è invocazione dello Spirito. È questo un aspetto che, in realtà, precede gli altri due, perché ne è la condizione imprescindibile. L’ascolto dello Spirito e l’obbedienza allo Spirito diventano possibili solo nel contesto dell’epiclesi, la cui forma più elementare si riassume nell’antichissima preghiera: «Veni, Sancte Spiritus». Per dirla ancora una volta con papa Francesco: «La sinodalità presuppone e richiede l’irruzione dello Spirito Santo» (Lettera al Popolo di Dio che è in cammino in Germania, 29 giugno 2018, 3).

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