La sinistra italiana e il terrorismo
C'è bisogno di un rinnovato dialogo per capire le ragioni della devianza e cercare di offrire un'alternativa a chi si fa tentare da posizioni estreme. Le domande di un lettore.
«Ad eccezione di Giacomo Mancini, la sinistra italiana e la Cgil interpretarono il terrorismo con categorie securitarie, di condanna senza se e senza ma. Nessun dialogo, nessun tentativo di capire le ragioni di una devianza che affogò nel sangue delle sue vittime ed ancora oggi langue all’ergastolo con il 41 bis. In effetti, il passaggio di molti giovani alla clandestinità avveniva nel vuoto che la sinistra e il sindacato crearono a sinistra, un vuoto che oggi, quarant’anni dopo, è diventato una voragine.
«L’incomprensione e il rifiuto di allora, che poteva avere una sua ragione nel rifiuto della violenza e del brigatismo rosso, oggi si ripresenta quando si accetta come ineluttabile la cancellazione del futuro di generazioni e si accettano tutte le scelte del governo di destra. Non c’è alcun dialogo, nessun tentativo serio di capire un disagio immenso che oramai getta ombre minacciose sul futuro dell’Italia. Niente di niente. La senatrice Finocchiaro (nella foto) e l’on. Fiano si schierano apertamente per la repressione accettando la proposta anticostituzionale Daspo. Non c’è una sola proposta che offra una prospettiva seppur piccola ai giovani».
Pietro Ancona
Che la violenza debba essere condannata non ci piove, anche nel caso delle manifestazioni studentesche di queste ultime settimane. Così come è altrettanto necessario cercare di capire, per evitare derive terroristiche, le ragioni di tali violenze. Il presidente Napolitano ha ricevuto al Quirinale una rappresentanza degli studenti della Sapienza (e riceverà anche i giovani espressione della galassia di Comunione e Liberazione). Un gesto semplice e nobile, che indica una strada da percorrere. Dobbiamo tutti prenderci reciprocamente sul serio.