La Sinfonia delle Civiltà
Calligrafo dal pennello dolce e forte, Zeng offre una panoramica dell’incontro fra la civiltà cinese e quella occidentale. Il suo pennello è preciso e fluido, i colori chiari, acquarellati, la grafia insistita ed evocativa. C’è qualcosa di “sinfonico” nelle sue opere, ossia di ricerca armoniosa di suoni e di colori. Zeng evoca personaggi come Dante, Marco Polo, Matteo Ricci, Paganini, Michelangelo con segno preciso e delicato. Soprattutto evoca la pittura cinese di paesaggio e qui il tratteggio è ancor più chiaro, fatto di linee purissime e di sfumature, di stati d’animo e di emozioni anche complesse trasformate in forme immediatamente percepibili. È la vera poesia che è sempre “semplice”, ossia comunicativa, immediata.
La rassegna è bella, riposante con i grandi quadri. C’è il Ritorno dal pascolo,col bambino in groppa al bue, sorridente; c’è la poetica immagine Non so di questi monti se non le loro nuvole con un uomo e un bambino in colloquio tra linee rapide e colori tersi come luce; oppure “lo stagno d’acqua trasparente” e il fenicottero tra i rami che l’osserva, quasi una apparizione, un sogno; c’è il maestro Laozi ed un ragazzo in viaggio, altra immagine estatica… e si potrebbe continuare.
Quello che sorprende è l’unità tra poesia e raffigurazione pittorica, ossia la sinfonia non solo di civiltà che si guardano, ma all’interno delle opere fra verso e linea: in definitiva, l’unità dell’anima umana.
Di essa Zeng sembra sapere molto e aver desiderio di sapere ancora molto di più.