La sincronicità
«Spesso mi è capitato di leggere il termine sincronicità per spiegare che nulla accade per caso… Di cosa si tratta?».
Paolo ‑ Torino
«Spesso mi è capitato di leggere il termine sincronicità per spiegare che nulla accade per caso… Di cosa si tratta?».
Paolo ‑ Torino
Il termine sincronicità fu coniato dallo psicanalista Carl Jung per spiegare tutti quei fenomeni, come le coincidenze, che non rientrano sotto la legge scientifica di causa ed effetto, bensì attraverso un legame di significatività acausale. E la seguente storia, accaduta realmente, lo spiega meglio di mille parole.
È la storia di Edwin Booth che, nella seconda metà dell’Ottocento, fu uno dei primi attori americani di teatro a diventare famoso a livello mondiale, soprattutto per le sue interpretazioni di Shakespeare. Un giorno accadde qualcosa che lo fece scomparire immediatamente dalle scene. Ricevette la notizia che il presidente Abraham Lincoln era stato ucciso, e che l’assassino era suo fratello, John Wilkes Booth. Ovviamente Edwin ne rimase sconvolto e si lasciò andare a un’esistenza buia, derelitta, sempre più infelice, fino al punto che il suo pubblico iniziò a dimenticarsi di lui. Dopo qualche anno, un giorno Edwin si ritrovò su una banchina affollata ad aspettare il treno in una stazione del New Jersey. All’improvviso sentì un urlo. Un giovane elegante era caduto sui binari, probabilmente spinto dalla folla, e il treno stava arrivando a tutta velocità. Edwin ebbe una reazione istintiva. Si gettò in avanti e, aggrappandosi a una ringhiera con la mano, si allungò per afferrare il giovane. Riuscì a prenderlo e a tirarlo di nuovo sulla banchina illeso. Poco tempo dopo ricevette una lettera dal famoso generale Ulysses S. Grant che lo ringraziava e gli esprimeva anche la gratitudine della madre del giovane a cui aveva salvato la vita. Il ragazzo era Robert Todd Lincoln ed era il figlio di Mary e Abraham Lincoln. Edwin Booth aveva salvato la vita al figlio dell’uomo che suo fratello aveva ucciso.