La silenziosa rivoluzione delle rinnovabili
Due immagini nei giorni dell’Epifania, ci raccontano il cambiamento strutturale del nostro tempo e il senso del futuro. La prima, è l’istantanea della petroliera iraniana divorata dalle fiamme nel mar Cinese orientale, a causa dello scontro col mercantile F Crystal di Hong Kong. La seconda, è la tempesta di vento che ha attraversato l’Europa centrale. Entrambe queste immagini hanno a che fare con la questione energetica dell’umanità. Il petrolio brucia causando un danno ambientale inestimabile al mare e all’aria, oltre al disastro per i 36 dispersi.
Il maltempo, invece, ha mosso gli impianti eolici come non mai, generando la produzione record in Europa di oltre 2 miliardi di chilowattora, coprendo circa un terzo del fabbisogno dei consumi nell’Unione. Il dato è stato comunicato dall’associazione di categoria WindEurope. Quella quantità è sufficiente a coprire le esigenze energetiche di 215 milioni di famiglie o del 75 per cento di elettricità necessaria al funzionamento del settore industriale del Vecchio Continente.
L’elemento rivoluzionario strutturale, dal punto di vista socioeconomico, è che l’incidente nel mare cinese ha prodotto un innalzamento della quota del greggio, mentre il vento ogni giorno abbassa il costo dell’energia prodotta con il vento. Infatti, le rinnovabili più producono e più abbassano il costo medio per unità di energia. Quelle fossili, invece, sono ancora soggette ad accordi politici, a crisi diplomatiche, a incidenti o mutamenti climatici, che in genere ne fanno lievitare i costi, spingendo verso la diseconomicità del loro utilizzo (dannoso).
Le energie rinnovabili, invece, sono sempre più convenienti, oltre che buone per l’ambiente e la salute. Soprattutto esse sono più utili perché la loro produzione è diffusa e non concentrata. Se un pezzo non funziona il sistema continua la sua creazione energetica. Questo può accadere perché strutturalmente le energie rinnovabili sono democratiche nella loro organizzazione produttiva, mentre dal punto di vista della ricchezza generano continuamente beni comuni. Infatti, esse devono necessariamente mettere in comune le loro eccedenze di produzione, una volta entrate in funzione. Il loro modo di funzionare è fondato sulla condivisione della produzione di eccedenza. E non potrebbero fare altrimenti.
La crescita della sola energia eolica nel prossimo triennio è stimata in 50 gigawatt per anno ed entro un decennio coprirà da sola il 29,6% dei consumi dell’Ue. La rivoluzione è in atto, silenziosa, irreversibile e solida. Nonostante il dibattito pubblico dopato dei nostri tempi…