La signora dei fari

Scrivere con l’acqua di mare. A Camogli, conversando con Annamaria Lilla Mariotti

La sua casa a Camogli richiama in qualche modo un faro per la vista vertiginosa sul mare che vi si gode dall’alto di un terrazzo sul quale ci intratteniamo durante l’intervista. L’intervistata è Annamaria Lilla Mariotti, autrice di uno splendido volume fotografico sui fari di tutto il mondo, di uno studio sulla tonnara di questa deliziosa cittadina ligure, nonché di racconti di genere marinaresco. Nel suo suggestivo “faro privato” la Mariotti mi introduce alla scoperta di un mondo rude e denso di fascino, quello dei pescatori e dei faristi. Ma come è arrivata lei a interessarsi di questi argomenti nei quali ha acquistato una competenza di tutto rispetto?
 
«Dopo i miei studi in Inghilterra – inizia a narrare –, ho trovato lavoro presso una società americana, ma poi ho lasciato perché la vita d’ufficio mi stava stretta. Se non altro, però, l’aver imparato a usare il computer – ormai molti anni fa – si è rivelato di grande utilità per raccogliere in memoria le mie vecchie storie e scriverne di nuove: storie di genere surreale, fantastico, molte delle quali attendono ancora di diventare libri.
 
«Successivamente, con l’avvento di Internet ho lanciato in Rete i miei scritti, creando anche un mio sito web (www.mareblucamogli.com). Grazie alla popolarità così raggiunta, nel 2001 sono stata invitata a curare a Stintino una mostra su Camogli, per la quale mi sono avvalsa di molto materiale che avevo già pronto, collegato alla storia del mio paese e soprattutto alla sua tonnara, una delle poche rimaste in Italia e l’unica operante nel Nord Tirreno. Per la verità, fin da ragazzina passavo delle ore sul molo a osservare come i pescatori tiravano su i tonni o riparavano le reti, ma il mio vero interesse per questo tipo di pesca s’è acceso quando per conto del professor John M. Dean della South Carolina university – un nome nel campo degli studi sul tonno – ho raccolto sulla tonnara camogliese una abbondante messe di notizie e di materiale fotografico.
 
«Per me è stato scoprire una realtà del tutto insospettata. Le prime notizie sulla nostra tonnara risalgono infatti al 1603, ma dev’essere più antica di quasi tre secoli, allorché tutta la riviera ligure di levante era un susseguirsi di tonnare, e il tonno talmente abbondante da determinare l’economia di tutti quei piccoli centri…».
 
Sulla tonnara di Camogli, dove a differenza di quelle sarde e siciliane non si fa la mattanza, ma il pescato viene levato tre volte al giorno, tempo fa la Mariotti ha tenuto alcune conferenze negli Stati Uniti: «È stata una specie di scommessa quella di parlare di una tradizione prettamente mediterranea in un Paese che si trova sull’Atlantico, con altre tradizioni». Dalle tonnare ai fari, queste “sentinelle della notte”. «Sono una mia vecchia passione – continua la scrittrice –: risale a quando, ragazza, durante un campeggio nell’isola sarda di Carloforte, mi sono imbattuta per la prima volta in un faro, quello di Capo Sandalo: è stato amore a prima vista! Questo interesse per i fari è ritornato a galla prepotente solo alla fine degli anni Novanta, quando la rivista americana Lighthouse Digest di cui ero collaboratrice ha pubblicato il mio primo articolo su un faro (proprio quello di Capo Sandalo). È stato per me l’incentivo a continuare a scrivere su questo argomento».
 
Le storie che compongono Racconti di fari, la Mariotti le aveva in serbo da tempo, ma per l’occasione le ha rivedute e ampliate. «Sono racconti scritti con l’acqua di mare, alimentati dalla brezza marina e illuminati dalla luce di un faro. Qui si narrano storie di fari e di faristi, uomini che hanno fatto della solitudine una scelta di vita; di pescatori di tonno che non pescano più tonni ma continuano imperterriti a portare avanti una tradizione vecchia di secoli; di feroci pirati che seminavano il terrore dal Mediterraneo all’Atlantico; del periodo eroico della baleneria e dei suoi aspetti meno conosciuti. Tra fatti storici e vicende fantastiche (non per niente da ragazzina ho divorato i romanzi di Salgari e di Verne), tra personaggi veri e altri inventati, in queste storie il passato s’intreccia con il presente, spaziando da un continente all’altro, da un oceano all’altro, per raccontare le vite di quegli uomini che sul mare e per il mare hanno vissuto, sempre».
 
Un mondo, questo, che prima di rivelare le sue ricchezze e i suoi valori ha costituito per la scrittrice una vera sfida con sé stessa. «Proprio così, perché all’inizio i pescatori non mi davano troppa retta, sembrava dicessero: ma che vuole questa da noi? Di carattere, infatti, il camogliese è alquanto restio ad aprirsi. (Io dico sempre che Camogli è un’isola, non un paese, perché nessuna strada principale passa di qui; c’è la ferrovia giusto perché nell’Ottocento gli armatori di qui si sono dati da fare per ottenerla). A poco a poco però sono riuscita a entrare nella loro confidenza, a farmi raccontare di sé e a ottenere che si lasciassero fotografare; oggi sono in ottimi rapporti con tanti di loro. La stessa pazienza mi è stata necessaria con i faristi, questa sorta di “eremiti del mari”. A quello di Capo Sandalo, ho dovuto fare la corte per due anni; ma una volta conquistata la sua fiducia, l’ho trovato persona gentilissima e disponibilissima… Così pure con i faristi di Capo Caccia, di Marettimo ed altri ancora».
 
La Mariotti continua a ricevere e-mail di gente che le chiede come si fa a diventare guardiani di un faro. Non sono poche le donne. È un segno del fascino irresistibile che il mare esercita, quel mare che a chi lo ama sa offrire infinitamente di più dei sacrifici richiesti.
 

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