La sfida di mister Nicola

Non una semplice pedalata quella dell’allenatore del Crotone, 1300 km di fatica, emozioni e ricordi

Più difficile raggiungere la salvezza con la matricola Crotone nella Serie A italiana di calcio o pedalare dalla stessa cittadina calabrese fino alle porte di Torino? Nel dubbio, mister Davide Nicola ce l’ha fatta, in entrambi i casi, mantenendo una promessa ormai memorabile per lo sport italiano e facendone anche occasione di riflessione in base a una dolorosa esperienza personale.

«Se dovessimo conseguire la salvezza e mantenere la serie A, tornerò a Torino in bici», aveva affermato, forse più con ironia che con convinzione, nella conferenza pre-partita di Crotone-Inter, poi vinta dai calabresi da lui guidati dalla panchina per 2-1. Eppure agli archivi passerà una storia che ha visto il Crotone, esordiente nella massima categoria italiana, con 20 punti ottenuti nelle ultime 9 giornate di Serie A, conquistare una salvezza che quasi nessuno avrebbe pronosticato.

Per celebrare l’impresa dei suoi “Squali”, l’allenatore era salito in bici alle porte dello stadio “Ezio Scida” alla volta di Vigone, suo paese di residenza di 5250 abitanti a Sud- ovest di Torino, che ha raggiunto lo scorso 18 giugno. Non un semplice tour: l’allenatore piemontese perse il 14 luglio 2014 il figlio Alessandro, all’epoca 14enne, investito da un bus a pochi metri da casa. Legando la sua promessa anche a questo episodio, mister Nicola ha voluto che a sostenere le sue tappe fossero due Onlus dedite alla promozione della mobilità sicura e sostenibile su strada: l’Associazione italiana familiari vittime della strada e la Federazione italiana amici della bicicletta.

Un viaggio dal forte valore simbolico anche per i trascorsi sportivi dello stesso Nicola: 9 tappe in 9 giorni, da Crotone a Taranto, passando per Bari, Pescara e Ancona con un successivo trasferimento a Livorno, verso Genova e poi Torino, toccando molte città già conosciute nella sua carriera di calciatore e poi allenatore, sempre caparbio, come il suo piccolo grande Crotone, salvatosi all’ultima giornata.

#crotonedascoprire e #volerevolare gli hashtag promozionali per il comune che lo hanno accompagnato, insieme a un team di tre gregari speciali: il cognato Paolo Boretto, il nipote Alessio Capello e un componente dello staff tecnico del Crotone addetto al recupero infortuni, Elmiro Trombino.

Un viaggio definito “una favola”, prima della cui conclusione Nicola ha fatto tappa nello stadio Filadelfia, tempio del grande calcio della Torino granata, dove è stato accolto da un’ovazione, cui ha risposto rilasciando una breve ma magistrale dichiarazione: «È stato più difficile mentalmente pedalare con il Crotone, rispetto al percorso in bici, che è solo sforzo fisico, perché dalla panchina devi trasmettere ai giocatori che vanno in campo le tue idee. Ma non ho salvato il Crotone da solo e non ho fatto il giro in bici da solo: ho salvato il Crotone insieme alla squadra e allo staff e ho fatto il giro insieme a compagni di viaggio perché da soli non possiamo mai nulla… o meglio, possiamo anche fare, ma la valenza di un’azione – ha precisato – consiste nel farlo con gli altri e nel raccogliere le loro qualità per ottenere qualcosa insieme».

Dopo  una  stagione simile e 1300 km di fatica, emozioni e ricordi,  anche  una dedica speciale per due sportivi deceduti proprio mentre andavano in bici: il campione di motociclismo Nicky Hayden e il ciclista Michele Scarponi. Perché non si finisce mai di pedalare e raggiungere nuove tappe, se si ha il coraggio di lottare insieme, come mister Nicola e i suoi “compagni di viaggio”.

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