La sfida del dialogo tra genitori e figli
Comprendere i propri figli, i loro pensieri, i loro sogni, le emozioni che vivono, ma anche le difficoltà, i dubbi, le insicurezze: è un desiderio che ogni genitore porta dentro di sé. Vorremmo trovare la chiave per entrare nel loro mondo, per poterne far parte, senza essere considerati invasori molesti. Vorremmo avere con loro un dialogo aperto e sereno, semplice ma profondo. E invece spesso dialogare con i propri figli è tutt’altro che semplice, soprattutto durante l’adolescenza, quando il loro desiderio di affacciarsi al mondo adulto li porta, talvolta, ad ignorare o persino a rifiutare l’aiuto, i consigli, la vicinanza dei genitori. Di fronte a questa chiusura è importante non irrigidirsi e cercare di affrontare le difficoltà di dialogo con pazienza ed apertura.
In primo luogo è importante essere ricettivi per cogliere ogni occasione di dialogo. Spesso i/le ragazzi/e non hanno bisogno di un contesto strutturato e specifico per dialogare, possono fare una confidenza importante durante uno spostamento, nel tragitto in macchina verso la scuola o al ritorno dalla piscina. È importante dunque non essere distratti quando ciò avviene, ed avere una mente aperta all’ascolto, che possa accogliere quello che il bambino o il ragazzo vuole condividere, in quel momento.
È inoltre fondamentale comprendere lo stile di dialogo di ciascun/a ragazzo/a, che è unico. Ci sono ragazzi/e che sono infastiditi da troppe domande, e si chiudono se interrogati, altri che al contrario amano questo tipo di attenzione e rispondono volentieri con dovizia di dettagli. Ci sono ragazzi/e che amano parlare al mattino appena svegli/e, e altri/e che invece lo fanno più volentieri a tavola o la sera prima di addormentarsi. Altri/e ancora preferiscono chiacchierare durante un tragitto in macchina o a piedi.
Rispettare questo naturale ritmo del/la ragazzo/a ci permette di creare spazi di dialogo che riflettano le sue inclinazioni, permettendogli di aprirsi più facilmente, nel luogo e nel momento che preferisce. In generale, il dialogo non dovrebbe essere mai un obbligo, ma una libera scelta. Non è consigliabile dunque ostinarsi ad ottenere informazioni, usando un tono inquisitorio. Chiaramente vi sono situazioni in cui è necessario ed importante porre delle domande ai propri figli, in altri casi si tratta di aspettare con pazienza, di fare delle piccole “auto-aperture” (parlando di sé, di una propria esperienza o di un proprio vissuto o fallimento), creando la base per una condivisione reciproca.
Un altro aspetto fondamentale consiste nell’avere un tempo privilegiato uno-ad-uno per ciascuno dei propri figli. Se da un lato, infatti, è molto importante che la famiglia abbia dei momenti in cui dialogare tutti insieme (ad esempio durante i pasti), dall’altro è fondamentale che ogni figlio abbia dei momenti unici con ciascuno dei due genitori. Sono momenti in cui i temi affrontati possono essere più intimi e nei quali si può dare spazio ad un confronto sincero anche sui punti più spinosi (ad esempio incomprensioni o conflitti). Si tratta di uno spazio relazionale unico. La vicinanza fisica ed il linguaggio del corpo, in questo contesto, hanno un’importanza enorme in quanto fanno da sfondo al dialogo e lo incoraggiano.
Per i genitori è inoltre importante avvicinarsi al mondo dei propri figli senza perdere la propria identità. Molte famiglie ad esempio hanno l’abitudine di comunicare attraverso una chat di gruppo. Battute scherzose, foto, messaggi vocali, ed emoticon, vengono utilizzate per condividere esperienze, informazioni pratiche, progetti e stati d’animo. È uno dei modi con cui l’adulto può avvicinarsi al modo di comunicare dei/lle ragazzi/e che è molto veloce e simultaneo (condividono più volentieri un’esperienza mentre la vivono, inviando ad esempio una foto, invece di narrarla successivamente). Se questo canale ha un innegabile vantaggio, bisogna al tempo stesso fare attenzione affinché questi scambi comunicativi non vadano a sostituire o a ridurre gli spazi per il dialogo faccia a faccia.
Ogni fase evolutiva richiede di ricalibrare le modalità e i tempi per il dialogo. Molti ragazzi, ad esempio, entrando nella fase della pre-adolescenza provano disagio e/o insofferenza quando il genitore continua a parlare loro come se fossero dei bambini. È dunque importante fare lo sforzo di riadattare le proprie modalità di dialogo, riconoscendo i propri figli come interlocutori progressivamente più maturi e consapevoli, e dando loro fiducia e responsabilità.
Il dialogo tra le generazioni è tutt’altro che semplice. Si tratta di un processo aperto e flessibile, che deve sapersi sempre adattare ai cambiamenti e alle diverse fasi di crescita dei/lle ragazzi/e. Per ogni famiglia è fondamentale investire tempo ed energie per costruire questo spazio prezioso e così vitale per nutrire la relazione tra genitori e figli.