La sfida “impossibile” di Charlotte e Aria

Mentre la stagione dell’atletica leggera entra nel vivo, due ragazze statunitensi ci regalano una bella lezione di determinazione
Charlotte Brown

Correre in meno di dieci secondi sui 100 metri maschili? Impresa difficile, ma non impossibile. E in meno di cinquanta secondi nei 400 metri femminili? Anche in questo caso non è una cosa semplice, ma si può fare. Nel Golden Gala disputato a Roma giovedì scorso, ad esempio, queste due “barriere”, che nelle rispettive specialità rappresentano il confine tra una buona e un’eccellente prestazione, sono state abbattute entrambe. Nella prova di velocità pura maschile,è stato lo statunitense Justin Gatlina ad imporsi con il tempo di 9”94 davanti al fenomeno giamaicano Usain Bolt. Nel giro di pista femminile, invece, è stata la campionessa iridata in carica, la botswana Amantle Monthso, a vincere la sua gara in 49”87.

Gatlin e la Monthso fanno parte, in questo momento, della ristretta elite cui appartengono i migliori interpreti del panorama dell’atletica leggera mondiale. Per loro, medaglie e successo sono la ricompensa a ore e ore passate sui campi di allenamento, di sacrifici di vario genere fatti sin da giovanissimi per arrivare tanto in alto. Ci sono poi altri atleti (la maggior parte), per cui “arrivare in alto” non significa necessariamente raggiungere risultati altrettanto importanti, quanto piuttosto rendere in gara al massimo delle proprie potenzialità, al di là di un particolare tempo o di una determinata misura raggiunta. Tra questi, in particolare, ce ne sono alcuni che praticano quest’appassionante disciplina con lo scopo di mettersi in gioco in sfide al limite dell’impossibile.

Charlotte Brown, una ragazza americana di quindici anni, nelle scorse settimane ha preso parte ai campionati delle High School dello stato del Texas. Ha gareggiato nel salto con l’asta, una disciplina nella quale occorre coniugare diverse doti. Serve lo scatto di uno sprinter, per lanciarsi al meglio nella fase di rincorsa. Serve la forza nelle braccia di un lanciatore, per sostenere e poi imbucare l’asta prima di elevarsi verso l’asticella. Ma occorre anche l’agilità di un acrobata,per affrontare con sufficiente coordinazione la fase di valicamento e la successiva ricaduta sul materasso. La Brown, a fine gara, si è classificata ottava, dopo aver superato l’asticella posta a 3 metri e 36 centimetri. Un buon risultato per una ragazza della sua età, ma niente di più.

Eppure Charlotte è uscita dallo stadio tra gli applausi del pubblico, tutto in piedi a tributarle una standing ovation che di solito è riservata solo ai grandi campioni. Un motivo c’è. Charlotte, infatti, è riconosciuta legalmente come non vedente. Durante l’infanzia questa giovanissima statunitense ha contratto la sindrome di Staalkart, una malattia che oggi non le permette di distinguere la forma e il colore degli oggetti e che non le consente di avere il senso della profondità. E’ un po’ come se osservasse il mondo attraverso il microscopico buco di una cannuccia. Certo, a scuola è tutto più facile. Può utilizzare il sistema Braille per leggere e presto avrà anche un cane guida ad accompagnarla per il college. Ma come fa a saltare con l’asta?

Impossible is nothing! Niente è impossibile, recita un famoso slogan pubblicitario. E, almeno per questa ragazza, sembra essere proprio così. Charlotte parte per una rincorsa di circa 25 metri contando i passi che la separano dall’asticella. Per mantenere una linea di corsa diritta, mette delle strisce sulla pedana che i suoi occhi riescono a percepire approssimativamente grazie al contrasto tra chiaro e scuro. Poi, è il suo allenatore e gridargli quando è arrivato il momento di imbucare l’asta per elevarsi nel tentativo di superare l’asticella. Incredibile, no? «Mi consola il fatto di non essere la sola», ha dichiarato la Brown. Sempre nelle scorse settimane, infatti, un’altra atleta statunitense ha gareggiato nel salto con l’asta tra i normodotati con problematiche molto simili alle sue.

Aria Ottmueller è una diciassettenne che vive, invece, in una cittadina che dista un centinaio di chilometri da Dallas. Colpita dalle cataratte dopo solo quattro mesi di vita, Aria sino a undici anni riusciva ancora a vedere qualcosa, mentre ora riesce a percepire solo ombre. Anche lei, come Charlotte, ha gareggiato nei campionati delle High School del suo stato e anche lei è riuscita a qualificarsi per la finale, ottenendo un lusinghiero sesto posto. «Quando mi hanno riferito di cosa hanno fatto queste due ragazze, pensavo mi stessero prendendo in giro», ha affermato la primatista mondiale Yelena Isinbayeva. Una che di questa specialità, e delle sue difficoltà, se ne intende davvero.

Pensate che il salto con l’asta non fa neanche parte del programma delle Paralimpiadi, le competizioni a cinque cerchi riservate ad atleti diversamente abili. No, non se ne parla nemmeno, questa prova è ritenuta troppo complicata, anche se evidentemente non abbastanza da fermare i sogni di Charlotte e Aria. “Arrampicati sempre più in alto! La tua meta è il cielo! Il tuo obiettivo la stella!”,recita una frase motivazionale che si legge spesso navigando nel web. Queste due giovanissime atlete, con il loro coraggio, ci dimostrano che non si tratta solo di un modo di dire. «In fondo questa storia non riguarda solo noi», ha detto Charlotte. «Ognuno, anche se in maniera diversa, nella vita è chiamato a lottare per superare un ostacolo. Questo è semplicemente il nostro».

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