La settimana (poco conosciuta) nel mondo

7 giorni, 7 notizie: tregua fragile in Nagorno-Karabakh; Cina e riarmo; donna a capo di una banca in Arabia; scomparsa di un 777; Concilio pan-ortodosso nel 2016; petrolio cirenaico; valico di Rafah
Valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza

Mercoledì 5 marzo: scricchiolii a Stepanakert

Non sembra reggere la lunga tregua, che dura ormai dal 1993, che ha frenato le storiche bellicosità tra Yerevan (Armenia) e Baku (Azerbaijan). Anche oggi si segnalano un paio di scaramucce tra le guardie frontaliere dell’enclave armena del Nagorno Karabakh, in territorio azero. Il governo di Baku, inondato di petro-dollari, ha da alcuni anni avviato un enorme riarmamento generalizzato, tanto da far fatica ormai a tenere a bada i generali desiderosi di cancellare la vergogna del 1992. L’Armeni, dal canto suo, non ha grandi risorse, e fatica a mantenere le posizioni militari. E la Russia, storico alleato di Baku, ha un altro territorio da inserire nella sua sfera d’influenza, dopo la Crimea…

Giovedì 6 marzo: riarmo in Cina

Il presidente cinese, l’ancora poco conosciuto Xi Jinping, all’apertura dell’Assemblea nazionale del popolo ha annunciato gli obiettivi per il 2014. Tra di essi il sostegno alla crescita e stabilità per i mercati; lotta alla corruzione; braccio di ferro col Giappone per le questioni territoriali… Nulla di nuovo, in fondo. La novità più importante è l’aumento del 12,2 per cento delle spese militari, che saliranno alla bellezza di 132 miliardi di dollari. Che la Cina, da potenza concentrata sulla guerra economica, stia valutando di ripiegare sul militare per la flessione della sua crescita internazionale?

Venerdì 7 marzo: donna-banchiere in Arabia

Novità dalla sempre chiusissima Arabia Saudita. Dopo la patente concessa alle donne, ecco che una donna sale sul gradino più alto della finanza saudita. Sarah al-Suhaimi è infatti il nuovo numero uno di una banca saudita di un certo peso, la Nbc Capital di Riad. Proviene da Jadwa Investment, dove ha svolto un’opera profonda di rinnovamento dell’istituzione finanziaria, aprendola al mercato straniero. Anche in Arabia Saudita le difficoltà economiche si fanno sentire, serve un cambiamento di passo.

Sabato 8 marzo: scompare un 777

Scompare dalle rotte dei cieli un Boeing 777 della compagnia malese Malaysian Airlines, diretto da Kuala Lumpur a Pechino. Scomparso. Nessun allarme, nessuna traccia strana, molto mistero: due passeggeri viaggiano sotto falso nome, avendo usato passaporti rubati a un italiano e ad un austriaco, con biglietti acquistati da un iraniano a Bangkok. Le ipotesi più inverosimili vengono avanzate. Gli investigatori brancolano nel buio, e forse anche l’aereo. È uno dei gialli più complicati degli ultimi anni. Avevo preso la stessa rotta qualche anno fa: nessun vero controllo era stato effettuato sulla mia identità…

Domenica 9 marzo: pan-ortodossia

Un avvenimento religioso avrà enormi sviluppi anche dal punto di vista politico, conoscendo l’implicazione nella vita degli Stati di tante entità religiose d’Oriente. Dopo più di cinquant’anni di preparazione (tempi biblici verrebbe da dire con un facile eufemismo), nel 2016, a Istanbul, si svolgerà il primo Concilio pan-ortodosso della storia del cristianesimo. La prima questione che verrà dibattuta sarà “l’ordine di primato” tra le Chiese ortodosse”, cioè in sostanza chi è quella che guida le altre. Un appuntamento straordinario per l’intera cristianità.

Lunedì 10 marzo: petrolio ai nord-coreani

La Libia continua a vivere nell’incertezza del dopo-rais. I secessionisti cirenaici hanno capito che, per fare il salto di qualità necessario a reclamare l’indipendenza, debbono mettere in qualche modo le mani sul patrimonio petrolifero del Paese. Così hanno cercato, indipendentemente dal governo di Tripoli, di vendere petrolio a stranieri (primo carico per un cargo battente bandiera nord-coreana). La nave è stata intercettata.

Martedì 11 marzo: richiude Rafah

La Striscia di Gaza è di nuovo isolata dall’Egitto dopo due giorni di riapertura del valico di Rafah, per permettere, con grande cautela, di far giungere derrate alimentari e beni di grande necessità nella «prigione a cielo aperto più grande del mondo». La cautela è dovuta al fatto che il governo egiziano ha rotto le sue relazioni con Hamas, che governa a Gaza City e che è accusata dal Cairo di favorire attentati terroristici in territorio egiziano. Dopo la chiusura dei tunnel clandestini verso il Sinai, la popolazione di Gaza, soprattutto i più poveri, vive le ennesime sofferenze di un conflitto israelo-palestinese che non sembra vedere nessuna schiarita all’orizzonte.

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