La serenità del papa

Nel centro della capitale, alcune centinaia di manifesti hanno espresso la contestazione di una certa area “cattolica” poco incline ad accettare il “ritorno al Vangelo” di Bergoglio

Stavamo recandoci con alcuni colleghi all’incontro con papa Bergoglio degli imprenditori di Economia di Comunione, quando su cassonetti, muri e cabine telefoniche abbiamo notato il volto perplesso del papa, con una scritta inequivocabile: «A France’, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato Cardinali. N’do sta la tua misericordia?». Un po’ di sconcerto, nulla più. Prevale l’idea di una goliardata da parte di certi gruppuscoli romani catto-cattolici (e ben poco cristiani) che già ogni tanto si esprimono con un certo impatto mediatico (recentemente contro il ministro della Pubblica istruzione Fedeli), ma senza riuscire mai a “fare massa critica”.

 

Il fatto è che la popolarità di Francesco parla da sola. E la sua fondamentale dimensione misericordiosa lo porta ad accettare “gioiosamente” accuse, maldicenze e attacchi formali provenienti anche da cardinali o ambienti cattolici “tristemente” legati a forme e culti che hanno poco di cristiano e molto di tradizionalismo. Anche perché le accuse sono questa volta precise, e quindi è facile contestarle: l’Ordine di Malta è stato commissariato (ieri la nomina di mons. Becciu) dopo irregolarità nella nomina dei suoi vertici, mentre i Francescani dell’Immacolata sono un gruppo da tempo travagliato, sotto inchiesta da parte della Congregazione per la vita consacrata da lungo tempo, dal pontificato di Benedetto, indifendibile in certe sue derive autoritarie, finanziarie e peggio.

 

Il papa non ha bisogno di essere difeso. Come scrive oggi Alberto Melloni, «il Papa può e deve ignorare questi episodi: il Paese meno». Perché dietro l’angolo ci sono rischi più per l’ordine pubblico che per il Vaticano. Perché la vena anti-Bergoglio promana da ambienti che vivono di una gestione allegra di fondi e persone e che vedono sminuita la loro impunità dalle parole evangeliche di Bergoglio. Indirizzate contro quei “culti” che, guarda la coincidenza, il papa ha condannato con parole inequivocabili nell’incontro con l’Economia di Comunione, proprio mentre gli addetti del comune rimuovevano i manifesti.

 

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