La Serbia verso l’Unione europea
L’aquila bicipite sventola sulla bandiera serba nelle strade di Belgrado.
I ministri degli Esteri dei 27 Paesi dell’Unione europea hanno finalmente aperto le porte alla Serbia, ridefinendo le ultime precondizioni. Le manifestazioni dei fanatici serbi, che hanno impedito a Genova lo svolgimento della partita con l’Italia, non avevano di fatto una valenza tanto sportiva, quanto politica. Volevano cioè denunciare l’ostracismo riservato alla Serbia. La deprecabile vicenda di Genova ha così paradossalmente avuto una conseguenza positiva, tanto che proprio l’Italia si è resa promotrice dell’avvio di questa fase.
Giusto dieci anni fa, venne arrestato Milosevic, a conclusione di quella interminabile serie di guerre che avevano portato alla disintegrazione della Ex-Jugoslavia. Il risentimento verso l’Europa era stato grande ed è durato fino ad oggi. Tuttavia parrebbe in via di consumazione proprio negli ultimi sussulti dei nazionalisti più irriducibili, spesso ridotti ormai più a bande delinquenziali che a movimenti politici. Non la violenza, ma la diplomazia è riuscita a riportare al centro dei Balcani una Serbia capace di dialogare. Si aprono dunque orizzonti di grandi speranze per questa terra che tanto ha sofferto e fatto soffrire.