La sentenza sulla Thyssen
È omicidio colposo e non volontario, pertanto la pena viene ridotta da 16 anni e mezzo a 10 anni. La Corte d’Assise d’Appello di Torino presieduta dal giudice Gian Giacomo Sandrelli ha riformato la sentenza di primo grado nel processo sul rogo alla Thyssen, la storica condanna per dolo eventuale all’amministratore delegato Harald Espenhahn. E la reazione dei familiari delle vittime non è tardata ad arrivare. In aula si sono alzate grida e insulti contro gli avvocati difensori fino all’intervento dei carabinieri. I parenti delle vittime del rogo alla Thyssenkrupp hanno poi deciso di occupare la maxi aula del Palazzo di Giustizia in cui era stata letta la sentenza d'appello.
La Corte non ha confermato la tesi dell'accusa dei sostituti procuratori Raffaele Guariniello, Laura Longo e Francesca Traverso. Il rogo che si sviluppò sulla linea 5 la notte del 6 dicembre 2007 e che uccise sette operai non fu un evento imprevedibile, come aveva sostenuto Guariniello. I pm avevano sostenuto la tesi che lo stabilimento torinese era stato abbandonato dalla dirigenza in vista della chiusura e del trasferimento degli impianti a Terni.
La sentenza del primo grado era arrivata il 15 aprile del 2011: la Corte d’Assise presieduta da Maria Iannibelli aveva condannato Harald Espenhahn, amministratore delegato della Thyssen, a 16 e sei mesi; Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafuerri a 13 anni e sei mesi e Daniele Moroni a 10 anni e 10 mesi. Ora la corte d’Assise d’Appello ha modifcato anche le altre pene: sette anni agli altri dirigenti del consiglio d’amministrazione Gerald Priegnitz e Marco Pucci. Per il direttore dello stabilimento Raffaele Salerno, otto anni. Uno sconto di pena a otto anni è stato concesso al responsabile della sicurezza Cosimo Cafueri e per Daniele Moroni la pena è stata ridotta a nove anni.
Il lungo processo ha avuto nel primo grado 94 udienze e 20 nel secondo. Soddisfatta la difesa che ha potuto sostenere che alla Thyssen accadde un incidente non prevedibile e che l'azienda investì sulla formazione e sulla sicurezza degli operai che sbagliarono, secondo la difesa nel tentare di spegnere un incendio troppo imponente e troppo pericoloso.