La sentenza Mediaset per le vie di Roma
“Viva l’Italia, Viva Forza Italia!”, così Silvio Berlusconi ha terminato il suo videomessaggio trasmesso dopo la notizia attesa della Cassazione, che ha confermato in via definitiva la condanna a 4 anni di reclusione per il delitto di frode fiscale legato alla gestione del gruppo Mediaset.
Tranne qualche storico manifestante, come Gianfranco Mascia, ideatore del gruppo “Boicottiamo il Biscione”, la rammodernata ed elegante piazza Cavour antistante al “palazzaccio di Giustizia”, sede della suprema Corte di Cassazione, non ha visto le scene di giubilo che hanno accompagnato la caduta del governo guidato dal Cavaliere nel 2011 per far posto all’esecutivo tecnico di Mario Monti.
Sarà stato il caldo asfissiante di agosto o, forse, la dovuta cautela di chi, dopo aver gioito, si è ritrovato una serie di governi condizionati dal centrodestra berlusconiano. Anche piazza del Plebiscito, nei dintorni della prestigiosa residenza di Palazzo Grazioli ad un passo dalla piazza Venezia, ha visto pochi sinceri e affezionati sostenitori di Berlusconi tenuti lontani da uno spiegamento enorme di camionette e uomini della polizia e della guardia di finanza che lasciavano passare solo i giornalisti e le macchine riconosciute degli esponenti del partito, alcuni dei quali arrivati a piedi.
Contrariamente alle scene finali del film Il Caimano di Nanni Moretti, dedicato a Berlusconi, non c’è stato, finora, nessun attacco violento sulle scalinate del tribunale o nelle piazze di un Paese dove “Silvio” è il capo di un vasto popolo che lo riconosce con affetto e gratitudine.
Gli ultimi sondaggi elettorali confermano la posizione dominante del brand “Forza Italia” non inficiata dalle recenti tornate amministrative. Nel tempo dove si afferma che mancano i leader, Silvio Berlusconi rappresenta, invece, da 20 anni un punto di riferimento per una parte della popolazione che considera accanimento giudiziario il gran numero di procedimenti penali del loro beniamino.
Bisogna vedere come risponderà questa parte d’Italia ad eventuali cambi di direzione da parte del Cavaliere, che ha invitato, finora, i suoi sostenitori alla calma, rimanendo fedele al governo di larghe intese guidato da Enrico Letta. In un recente comizio ha affermato che non può gridare «Chi non salta comunista è» perché «in questo momento governo con i comunisti», riferendosi all’alleanza con il Partito democratico.
Il rischio di cadute verticali di credibilità per il Paese rimane grande. Nello stesso giorno in cui centinaia di lavoratori hanno circondato la villa dei Merloni per contestare i licenziamenti all’Indesit, Berlusconi ha rimarcato di non aver mai licenziato nessuno e di essere sceso in campo chiamando «le migliori energie della società civile» per rimediare all’attacco, secondo lui persistente, di una parte fuorviante della magistratura.
Una ricostruzione opposta a chi lo individua da sempre come contiguo al malaffare, fin dai capitali svizzeri origine delle sue fortune.
Non si sa se il primo agosto del 2013 rappresenti il passaggio definitivo di un’epoca o il suo rilancio. Si può gestire il potere senza entrare in Parlamento, come osservava con realismo De Gasperi parlando del “quarto partito”, quello dei soldi, che non coincide affatto e solo con l’ostentazione della villa di Arcore o di palazzo Grazioli.
Va riconosciuta la fedeltà di quelle persone che, con le bandiere di “Forza Silvio”, si ritrovano davanti a cordoni di poliziotti in una sera d'estate romana, mentre i turisti chiedono cosa stia succedendo e dove trovare una buona pizza.
A pochi metri, in piazza del Campidoglio, centinaia di cittadini protestano per una nuova discarica di rifiuti autorizzata in fretta in piena estate. E tutto questo mentre da queste strade sta passando la Storia.