La sentenza della Cassazione sui media esteri

La condanna definitiva campeggia sulle pagine dei principali quotidiani del mondo, che si soffermano sulle tormentose vicende giudiziarie del Cavaliere e sui contraccolpi alla coalizione di governo. La rassegna stampa
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Come era del resto prevedibile, la notizia della sentenza della Cassazione sul caso Mediaset campeggia sulle prime pagine e sulle home page delle testate di tutto il mondo. Il quotidiano francese Le Figaro dedica alla questione ben quattro articoli in apertura: nel primo, Silvio Berlusconi, condannato, dovrebbe evitare il carcere, si afferma che «questa sentenza è storica: è la prima volta nel tormentato percorso giudiziario del Cavaliere, che ha affrontato una ventina di processi di natura finanziaria, che si arriva ad una condanna definitiva». Ma indubbiamente più pregnante è il titolo del secondo articolo, una sorta di profilo di Berlusconi, titolato Una persona sotto processo nelle stanze del potere: un elenco della lunga serie di procedimenti avanzati contro di lui, che ha fatto della «battaglia contro la Repubblica dei giudici la nota distintiva della sua carriera politica», rimanendo «sempre popolare nonostante e contro tutti».

Di «sentenza storica» parla anche El Paìs, che mantiene la sobrietà almeno nel titolo con Il supremo tribunale italiano conferma la condanna al carcere a Berlusconi: un lungo resoconto, che ha del romanzesco – Cervantes evidentemente insegna – della lunga attesa della sentenza, con la lettura della condanna dipinta come un colpo di scena finale (per chi conosce lo spagnolo, consigliamo la lettura integrale: anche sotto l'ombrellone, merita davvero). Particolarmente pungente la conclusione, in cui si afferma che «la cosa più incredibile è che forse coloro che più temevano una condanna del leader del Pdl erano i suoi ancestrali avversari politici, ora diventati suoi alleati di governo: il settore del Pd rappresentato dal premier Enrico Letta teme infatti che l'ala più di sinistra del partito abbia ora l'argomento definitivo per far saltare la strana maggioranza».

Chi la crisi sembra darla per certa è invece il New York Times, che titola La suprema Corte italiana conferma la sentenza a Berlusconi, preparando lo scenario per la crisi: «Per anni l'ex primo ministro ha abilmente navigato nel labirinto della politica italiana – scrive la corrispondente da Roma, Rachel Donadio – trovando sempre una via d'uscita: fino a giovedì, quando la Cassazione ha emesso contro di lui la prima sentenza definitiva, mettendo il fragile governo italiano sulla strada della crisi». Secondo il quotidiano newyorkese sarebbe dunque solo questione di tempo prima che l'esecutivo rassegni le dimissioni; tuttavia, conclude, «mentre in altre circostanze la sentenza avrebbe inflitto un colpo decisivo alla carriera politica di Berlusconi, questa volta il Cavaliere, dopo essere risorto dai morti con le elezioni di febbraio, è un elemento di stabilità nella coalizione di governo».

Il Financial Times, che sceglie un titolo ad effetto come Confermata la condanna al carcere a Berlusconi, offre una dettagliata descrizione del videomessaggio rilasciato dal Cavaliere: «Con volto tirato, scosso e visibilmente arrabbiato, e con la voce a volte malferma»; ma soprattutto recupera il celebre reportage Lost in stagnation (Perso nella stagnazione), con cui il quotidiano londinese aveva dipinto a tinte fosche la situazione politica ed economica dell'Italia suscitando un vivo dibattito sia nel nostro Paese che in patria.

La notizia è giunta anche in Russia, con il quotidiano online Utro.ru che titola La suprema corte italiana conferma la sentenza a Berlusconi: un resoconto abbastanza asciutto e sintetico del contenuto della decisione della Cassazione che si sposta poi sulle dichiarazioni di «assoluta infondatezza della condanna» e di volontà di «proseguire la lotta» rilasciate da Berlusconi e dai suoi, ma soprattutto sul processo Ruby – citato tra i tanti altri casi giudiziari che riguardano il Cavaliere – e che occupa quasi tutta la seconda metà dell'articolo con dettagliati resoconti dei presunti festini di Arcore. Come dire: forse, più che un gelido caso di frode fiscale, ai lettori interessa il gossip.

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