La Semana Santa in Spagna
Settimana Santa e processioni in Spagna sono sinonimi. Tra la domenica delle palme e la domenica della risurrezione non c’è città né paese, perfino villaggio, che non veda in processione (cioè l’«andare ordinatamente da un luogo all’altro di molte persone per qualche scopo pubblico e solenne, spesso religioso», secondo il dizionario della lingua spagnola), almeno un crocifisso e una madonna dolorosa. Il fenomeno, insieme religioso e culturale, è tale che perfino René Goscinny e Albert Uderzo, nel volume Asterix in Iberia (1969), hanno voluto ironicamente registrare, anche se in modo anacronistico, che in ogni città in cui passavano Asterix e Obelix c’era sempre una processione… dei druidi.
La Settima Santa, quale fenomeno cristiano, si può far risalire all’anno 325, quando il Concilio di Nicea fissò la data di celebrazione della Pasqua, e la Settimana Santa, di conseguenza, è la settimana che precede la festa di Pasqua, data del calendario lunare (gregoriano o giuliano che sia) che cade la prima domenica di luna piena dopo l’equinozio di primavera, vale a dire sempre tra i mesi di marzo e aprile. Poi, però, l’idea di tirare fuori dalle chiese e per le strade le immagini della passione di Cristo è stato un fenomeno ulteriore.
Per capirlo un po’, bisogna andare all’origine delle confraternite medievali, quando i membri di una corporazione o di un feudo si riunivano per scopi caritatevoli o per venerare il loro santo patrono. Saranno queste confraternite, col passare del tempo, le protagoniste della nascita del fenomeno processionale, che continua ancora oggi.
Secondo gli studiosi, le prime rappresentazioni della Passione di Cristo lungo le strade delle città, così come oggi le conosciamo, si ebbero a partire della seconda metà del XV secolo. Il motivo fu la Controriforma, poiché la Chiesa cattolica vedeva nelle processioni uno strumento per opporsi alla riforma di Martin Lutero. E si capisce: in un tempo nel quale la liturgia era in latino, lingua che nessuno parlava più, le processioni divennero un modo per portare la liturgia nelle strade e renderla più vicina al popolo, adottando una forma teatrale di rappresentazione dei misteri della fede cristiana.
Oggi la Settimana Santa e le processioni, oltre che un fatto religioso, sono anche un fenomeno culturale, artistico, turistico ed economico. Solo a Siviglia l’anno scorso, la Settimana Santa ha avuto un impatto economico di almeno 400 milioni di euro. Una trentina di queste manifestazioni spagnole sono state dichiarate dal Ministero per il Turismo come eventi d’interesse turistico internazionale, un riconoscimento inaugurato nel 1980 per quattro città (Cuenca, Málaga, Siviglia e Valladolid) e completatato quest’anno con l’inserimento di Cieza (Comunità autonoma di Murcia). Le motivazioni per tali riconoscimenti fanno riferimento a quanto detto prima: aspetti storico-culturali, artistici, turistici e certamente anche economici di queste manifestazioni.
Nel caso di Cuenca, una capitale di provincia con poco più di 53 mila abitanti, è stato certo apprezzato il ripido percorso di processioni che devono superare i 57 metri di dislivello tra la città bassa e la cattedrale, che si trova sulla collina del centro storico della città. Ma non solo: anche il carattere più catechetico del fenomeno. Cioè, mentre in altre località le diverse confraternite escono dalle chiese con le prprie immagini, ma senza seguire la cronologia della passione di Cristo, a Cuenca le scene successive delle processioni si dispiegano così come sono descritte negli scritti evangelici. Il venerdì santo, ad esempio, una dozzina di gruppi mostra uno dietro l’altro i vari momenti del cammino di Cristo verso il Calvario, fino alla crocifissione.
Accanto alle processioni si aggiunge poi una Settimana di musica religiosa, che dal 1963 attira gli amanti di questo genere musicale classico. Nel programma di quest’anno ci sono ben quindici concerti e una serie di conferenze e masterclass.
__