La seduzione di Dio

La vita cristiana è illuminata dalla «seduzione» di Dio, che rapisce, ieri come oggi, tante persone a una vita nuova e ne fa modello ed esempio per molti
Geremia

L’esperienza di un profeta

«Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: Violenza! Oppressione!.
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!.
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo». (Geremia 20,7-9)

Le parole del profeta Geremia, pronunziate circa 2650 anni fa, hanno un significato durevole. In molti tempi e in molti luoghi, infatti, Dio attira a sé persone di ogni lingua, razza e cultura, con il suo amore seducente. Pensiamo ad Abramo e a Mosè, ai profeti e ai santi, ai martiri e ai fondatori di famiglie religiose che in ogni epoca hanno vissuto questa esperienza sulla loro pelle.

San Francesco d’Assisi, sant’Agostino, sant’Ignazio di Loyola − solo per nominarne alcuni − possono applicare a sé le parole di Geremia: «Mi hai sedotto e mi sono lasciato sedurre Signore». A loro volta, tramite l’esempio e la parola anch’essi hanno sedotto altri uomini e donne che li hanno seguiti condividendo le loro sorti.

L’esperienza di Gesù e dei dodici

Questa storia di seduzione, che ha radici bibliche, ha un modello esemplare nei dodici apostoli radunati attorno a Gesù. Essi erano tutti dediti al lavoro, alla famiglia ed alle attività mondane, che sospendono alla chiamata suadente di Gesù: «Vieni e seguimi». Da quel momento in poi vengono «messi a parte» della vita e dei segreti del «Maestro». Cominciano un’esperienza inedita che li conduce su vie niente affatto note e li coinvolge in un’avventura umana che diventa sempre più «divina».

La seduzione, nel loro caso, si manifesta in un continuo andirivieni di adesione, fragilità, debolezze e finanche tradimenti. Ma alla fine, sotto il segno incalzante della resurrezione di Gesù, cioè di una vita dopo la morte, straordinaria conferma e momento culmine di tutta l’esistenza precedente del loro Maestro, essi saranno definitivamente sedotti, al punto da dare la vita per lui. È il miracolo dell’amore che li rapisce e li converte al Vangelo, alla vita stessa di Dio: morire per vivere.

L’esperienza dei Santi

E cosa dire di San Paolo? Un altro sedotto, piuttosto che «convertito» – come si diceva una volta – uno che ha raggiunto la pienezza della sua vocazione. Lo manifestano studi recenti che ci hanno fatto scoprire in modo nuovo una personalità ricca ma anche umile, alla ricerca della verità. Ecco allora il passaggio dal giudaismo al cristianesimo, attraverso l’incontro personale col Messia, da sempre atteso.

Paolo, persecutore dei cristiani, è uno che cerca e che al tempo stesso è cercato e raggiunto da Gesù in persona che gli grida: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». E così quando accoglie colui che gli parla, egli vince la sua cecità fisica, provocatagli da quell’incontro trasformante col Maestro, ed entra in una nuova visione del mondo, quella che la fede cristiana gli rivela. E finalmente ci vede perché guarda il mondo con lo stesso sguardo di Cristo.

Pensiamo ad un altro «sedotto» da Dio, a San Francesco, che riconosce la grandezza e la bellezza del creato di tutta l’esperienza umana, dalla quale è rapito e che egli sa leggere sotto il segno della fraternità: «Fratello sole… sorella morte». Egli è capace di non fermarsi a quella grandezza e bellezza, e nemmeno di scandalizzarsi davanti alla sua caducità, perché vi sa riconoscere la presenza stessa di Dio. Tutto ciò avviene nella fedeltà a un Vangelo vissuto «sine glossa», senza fronzoli o umane elucubrazioni.

Nella fede egli si lascia catturare dalla parola di Dio che crea in lui una trasformazione radicale: dall’uomo vecchio del peccato all’uomo nuovo della grazia. Così il giovane di Assisi, «viveur» del suo tempo, inizia un percorso che lo condurrà a divenire «San Francesco», trascinando dietro di sé tanti altri compagni e compagne d’avventura, fino ai nostri giorni.

E cosa dire di Agostino di Ippona, che Papa Benedetto XVI non si scandalizza a definire «playboy», riconquistato da Dio e dalle preghiere di sua madre Monica fino a riconciliarsi con Lui con uno slancio interiore che egli «confessa» con passione: «Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai “e ho fame e sete”; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace».

La seduzione tra libertà e liberazione

Si potrebbe continuare con tanti altri esempi, ma il discorso è sufficientemente chiaro. Vorrei fare perciò una considerazione riassuntiva e porre qualche questione.

Il solo fatto che molte persone in diversi luoghi e in diversi tempi si siano lasciate sedurre da Dio − si badi bene: non da una sua idea, da una sua immaginata o immaginaria presenza, ma da un appello concreto, da una reale chiamata − è, senza dubbio, un sostegno all’esistenza di Dio. Un Dio che ha parlato e parla all’umanità, anche oggi.

Di qui la necessità di guardare dentro di sé e chiedersi: «Dove mi trovo»? Perché sono sedotto da tante cose e creature? Perché ho sete dell’invisibile e mi fermo a ciò che è visibile? Perché mi faccio sedurre da cose piccole e passeggere e non da Colui che è grande e perenne? Dio può ancora interessarsi a me? Sono io davvero tanto importante per Lui?

Ci accorgeremo così che la nostra vita «è tutto un equilibrio sopra la follia»: tra le seduzioni strillate del mondo e la seduzione di Dio che parla nel silenzio. La Sua seduzione, infatti, non ci priva mai di un bene prezioso e decisivo che ci caratterizza: il dono della libertà. Infatti, nel cuore di colui che cerca ed è disponibile all’ascolto, potrà emergere la domanda: «E tu, non potresti dare una vita, tutta per me?».

 

Ecco che allora la risposta non potrà essere che oblazione, offerta di sé, in risposta a Colui che tutto ci ha dato, fino a morire per noi. Dobbiamo imparare nuovamente a lasciarci sedurre da Dio. Il suo appello è invito alla gioia e alla riconciliazione. La sua seduzione è libertà e liberazione. Compito e promessa.
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