La Sea Watch davanti Lampedusa
«Io li porto in salvo. Entro nel porto». Con questo messaggio lanciato dalla Sea Watch, la nave che, da alcuni giorni, naviga al largo di Lampedusa, ma a cui le autorità italiane hanno deciso di negare la possibilità di approdo, la comandante, Carola Rackete, ha deciso di compiere un atto di disobbedienza civile. Intorno alle 14, l’imbarcazione è entrata nelle acque territoriali italiane.
È l’ultimo atto, almeno per ora, di una vicenda, o meglio, di un’epopea, dove le contraddizioni partono da lontano.
Ieri sera, per i migranti, l’ennesima tegola: la Corte di Giustizia Europea ha deciso di rigettare il ricorso che era stato presentato nei giorni scorsi. «Questa mattina abbiamo comunicato ai naufraghi – si leggeva stamane in un tweet della Sea Watch – la decisione della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell’Europa, dei loro diritti umani».
Poche ore dopo la decisione. Repentina, ma anche attesa. E la Ong approva la scelta della comandante: «Se il nostro capitano Carola porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia». E Saea Watch invita a donare al fondo per l’assistenza legale di Sea Watch perché la nave e la sua comandante saranno multate. L’imbarcazione, inoltre, potrebbe essere posta sotto sequestro. Ad attenderli, sul molo, ci sono i carabinieri fatti schierare dal ministro dell’Interno Salvini.
Sea Watch, ma non solo. Mentre l’attenzione è concentrata sui 42 migranti in mare da due settimane, una piccola imbarcazione, con otto tunisini, riesce a sfuggire i controlli e ad approdare a Lampedusa. Gli otto immigrati sono stati presi in consegna dalle autorità dell’isola e trasferiti al centro di accoglienza dei migranti.
E c’è anche l’orrore di notizie che sembrano arrivare per caso, ma che portano con se il carico di una tragedia i cui contorni sono, in buona parte, sconosciuti. Al largo di Agrigento dei pescatori hanno ritrovato un corpo impigliato tra le reti. Chi è? Da dove veniva? Forse anche questo mistero rimarrà irrisolto.
Da ieri sera, comunque, davanti al porto di Lampedusa, la situazione resta tesa. La Guardia di Finanza è salita a bordo della nave, ha intimato di non entrare in porto e di non sbarcare. «Le autorità italiane sono salite a bordo impedendoci di attraccare – ha fatto sapere la comandante -. Hanno controllato la nave ed i passaporti dell’equipaggio e ora attendono istruzioni dai loro superiori. Io spero veramente che facciano scendere presto i migranti soccorsi».
La comandante rischia fino a 15 anni di carcere per la “disobbedienza all’ordine militare”, ma soprattutto per il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Salvini ha tuonato contro l’Olanda (perchè la nave batte bandiera olandese), contro la Germania (parte dell’equipaggio è tedesco), contro l’Europa che non interviene. Sul molo polizia e carabineiri sono schierati per cercare di impedire l’attracco. Tutto sembra preludere allo scontro, ma c’è anche chi lavora per cercare una soluzione.
Zingaretti ha scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo un incontro urgente sul problema dei migranti. Il presidente del consiglio potrebbe fare da cuscinetto per impedire lo scontro. Dovrà fare i conti con “l’uomo forte” del suo governo.