La scuola per le religioni orientali

Un’idea lanciata da Chiara Lubich nel 1982, per insegnare ai cattolici ad affrontare il dialogo con fedeli di diverse appartenenze. Si è evoluta in questi tre decenni da weekend di formazione a veri e propri convegni come quello di questi giorni sul significato della sofferenza
Un momento del convegno SOR 2015

L’acronimo è di quelli che restano facilmente nella memoria: SOR sta per School for Oriental Religions (Scuola per le religioni orientali). È stata una delle idee tipiche della genialità del carisma di Chiara Lubich. Giunta quasi al termine del suo primo viaggio in Asia nel gennaio del 1982 – ne avrebbe fatti altri in Giappone nel 1985, in vari Paesi nel 1997 e, poi, in India nel 2002 e nel 2003 –, la fondatrice dei Focolari lanciò un’idea che pareva un sogno, forse irrealizzabile. Si trattava di costruire una cittadella che rappresentasse un punto di riferimento per i Focolari in Asia con centri di formazione per giovani, famiglie, sacerdoti, ma soprattutto, e qui stava la novità assoluta, per una adeguata formazione ad affrontare il dialogo con fedeli di altre religioni.

La Lubich arrivava dal Giappone dove aveva avuto l’occasione, su invito del rev. Nikkyo Niwano, fondatore della Rissho Kosei-kai, movimento di rinnovamento buddhista giapponese, di parlare della sua esperienza cristiana a migliaia di buddhisti. L’impatto era stato forte non solo nei buddhisti che ascoltavano una donna cattolica parlare nell’Aula Sacra di fronte alla grande statua del Buddha, ma per la Lubich stessa. All’arrivo nelle Filippine, nazione cristiana dell’Asia, aveva intuito la necessità di lanciare il Movimento dei Focolari, particolarmente quello di quel continente, a dialogare con buddhisti, musulmani e indù. Ma aveva colto, la leader cattolica, la necessità di prepararsi adeguatamente per un compito impegnativo che non doveva andare a scapito delle identità religiose di ciascuno.

Per questo in quel gennaio di 33 anni fa aveva lanciato l’idea di corsi di formazione che permettessero ai cattolici di aprirsi adeguatamente preparati a seguaci di altre religioni. Dopo aver confidato il suo sogno ad alcuni dei dirigenti del Movimento, una persona aveva offerto una casa che poteva ospitare professori e piccoli corsi. Fu il segno che non si trattava di un sogno, ma che tutto stava diventando realtà. È così che è nata la SOR che, nel corso di questi tre decenni, ha svolto weekend di formazione a cristiani dell’Asia su argomenti che riguardano le varie religioni di quella parte di mondo. A partire dal 2009, poi, con il cambiare rapido del mondo, con i problemi della globalizzazione, con il diffondersi di tensioni religiose e del fondamentalismo, si è pensato di affrontare temi specifici, trasversali: Dio nelle tradizioni asiatiche, il comandamento dell’amore, il ruolo delle Sacre Scritture e, quest’anno, il posto e il significato della sofferenza.

Proprio in questi giorni la Cittadella Pace ospita circa 280 persone provenienti per la maggior parte dalle Filippine, ma con delegazioni anche da Pakistan, India, Myanmar, Thailandia, Vietnam, Hong Kong, Taiwan, Indonesia, Giappone e Corea. Sono quasi tutti cattolici, ma tre buddhisti membri attivi dei Focolari hanno voluto essere presenti, provenienti da Giappone e Thailandia. L’argomento è impegnativo – Il senso della sofferenza nelle religioni asiatiche: induismo, buddhismo, islam e cristianesimo – e mira a mettere in evidenza il valore e il significato che le rispettive tradizioni danno al dolore in generale, quello fisico, come quello spirituale e psichico o quello provocato dai disastri naturali.

I relatori sono esperti dei vari settori che operano all’interno dei Focolari, ispirati dalla sua spiritualità, ma anche personaggi provenienti dal mondo ecclesiale – sono presenti tre vescovi -, ed accademico – un professore americano esperto di buddhismo sarà collegato via skype per il suo intervento. La scuola offrirà anche l’occasione di condividere esperienze di dialogo in Paesi dove i cristiani sono una sparuta minoranza, come India, Thailandia, Giappone, Taiwan. La SOR, infatti, non è una istituzione accademica permanente. Le sue lezioni si svolgono una volta ogni due anni, ma vengono poi ripetute con le dovute mediazioni culturali, esperienziali e religiose all’interno di diverse comunità cristiane dei Paesi dell’Asia. Nella Cittadella Pace, che spesso accoglie gruppi interreligiosi o di diverse religioni, si svolgono corsi formativi e propedeutici per giovani ed adulti che mirano ad una adeguata formazione ad un dialogo a 360 gradi.

Chiara Lubich, condividendo il sogno di aprire questa scuola, nel gennaio del 1982 aveva confidato ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori: «La vedo, la vedo lontana però la vedo (…) Noi dobbiamo creare questi avamposti, che fanno la strada per un domani». E qui si coglie la profezia. 30 anni più tardi ci troviamo a vivere in un mondo dove il dialogo è un dovere per tutti, a qualsiasi religione appartengono, ha affermato papa Francesco. Una scuola come la SOR assicura che persone di diversi Paesi possano essere formati con un corso intensivo di quattro giorni alla sensibilità del dialogo e ripartire per i loro Paesi come portavoci di questo impegno. È quello che i quasi 300 presenti alla SOR 2015 si augurano di realizzare in questi giorni.

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