La scuola italiana e le sfide della globalizzazione

A Grottaferrata, il secondo corso di formazione per insegnanti "Cambia...menti" ha toccato questo tema di scottante attualità
Studenti scuola

Si è svolto a Grottaferrata (Roma) il secondo corso di formazione per insegnanti “Cambia…menti”. Il 26 e 27 novembre, 40 docenti provenienti da diverse regioni italiane si sono confrontati sul tema “La scuola italiana e le sfide della globalizzazione”. Ha commentato un’insegnante: «Il clima che si è creato durante il corso ha favorito i rapporti fra i partecipanti, l’efficacia e l’andamento dei lavori». È un’opinione non banale perché l’argomento è uno di quelli che fanno venire il mal di testa, rischiando di scaricare su docenti già molto provati l’onere di doversi inventare ogni giorno una scuola diversa, al passo con tempi bizzarri e mutevoli.

 

Nella sua relazione, Alberto Lo Presti invita alla riflessione sul senso stesso dell’educazione: cosa significa portare un ragazzo alla vita adulta? Di sicuro le certezze di un tempo non ci sono più; per i giovani di oggi il futuro è una scommessa che porta con sé un bagaglio pieno di incertezze. La stessa domanda che si rivolge ai bambini «Cosa vuoi fare da grande?» appare oggi anacronistica: troppe le variabili in gioco. Altro importante elemento di novità è che non è più tanto scontata la distinzione fra coloro che non sanno, e perciò devono imparare, e gli insegnanti che trasmettono conoscenza: per esempio, ci sono conoscenze tecnologiche che i giovani possiedono e gli insegnanti no. Anche questo contribuisce a mescolare le carte… La scuola, conclude Lo Presti, non può che confrontarsi sui valori, quei valori universali come la pace e la tutela dell’ambiente; valori tipici dei giovani che hanno il baricentro dell’esistenza nell’avvenire. In tutto questo la scuola ha un compito fondamentale: quello di fare da cerniera fra i giovani e la società, puntando – appunto – sui valori.

 

Il programma del corso era particolarmente ricco di esperienze: dal Progetto pace nato a Treviso e poi esteso a tutta Italia, al progetto RAEE del Liceo Majorana di Roma; e poi altri da Latina, Santa Maria di Capua Vetere, Trento e ancora Roma; ma anche dal Pakistan e dalla Turchia. Progetti scolastici diversi nella specificità degli obiettivi, con alcuni tratti in comune, come l’impegno a formare i giovani alla cittadinanza responsabile e la metodologia partecipativa. Tutte esperienze di grande impatto sociale, perché non limitate all’ambito della classe e alla buona volontà di singoli insegnanti, ma aperte a tutta la scuola, e spesso al quartiere, alla città, in una dimensione del sapere che si apre al mondo.

 

Altre relazioni molto interessanti sono state quella di Paula Luengo, che ha esposto i dati di una ricerca condotta all’Università La Sapienza di Roma sull’impegno giovanile, e quella di Anna Marenchino su “Stili di vita per la tutela dei beni comuni”. Brillante poi la serata del sabato organizzata da Luca Pastore, della NUUP, e Marco Cittadini del movimento Ragazzi per l’Unità, con giochi per tutte le età improntati alla tutela ambientale e sul vivere in classe.

 

A conclusione di questa breve cronaca (ma lasciando aperta la riflessione), si ripropone la domanda: davanti alle sfide della globalizzazione, come si pone la scuola? «Vogliamo raccogliere queste sfide – ha affermato Patrizia Mazzola – tessendo rapporti, costruendo nodi che formeranno una rete, lanciando ponti». È questo il punto fondamentale: se un tempo lavorare in rete era un valore aggiunto, oggi è una necessità imprescindibile.

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