La scuola elementare
Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola elementare rappresenta una tappa significativa per tutti i bambini perché, in un certo senso, entrano a far parte della prima comunità dei grandi. Infatti, mentre la scuola dell’infanzia è un mondo al servizio dei bambini, ora sono i bambini che lentamente devono adattarsi al mondo dei grandi. Ecco com’è strutturata la scuola dell’infanzia agli occhi del bambino:
– la struttura al suo servizio: i banchi sono piccoli, le sedie piccole, i servizi igienici piccoli e tutto è a livello dei bambini;
– le persone al suo servizio: le insegnanti sono veramente al servizio dei bambini e cercano di adeguarsi ai loro bisogni;
– le attività rispettano i tempi di tutti: le insegnanti, quando svolgono un’attività, aspettano che i bambini finiscano e prima di iniziarne un’altra si accertano che tutti siano pronti per realizzarla.
Insomma, le persone, le strutture e le attività sono al servizio dei bambini. Nella scuola elementare non è così. Pensate solo al banco: per molti bambini è grande, alto e alcuni fanno fatica a stare seduti. Poi, tutta la struttura è calibrata per i bambini grandi e molti si sentono spaesati. Il tempo: non è più al servizio dei bambini, ma è il bambino che si deve adattare ai ritmi delle insegnanti che, per alcuni, sono troppo veloci. Le insegnanti poi, pur con il massimo dell’attenzione e per il fatto che il numero dei bambini è spesso elevato, fanno fatica a rispettare i tempi di apprendimento di ogni singolo alunno.
È per questo motivo che tale passaggio andrebbe curato maggiormente per facilitare la crescita della motivazione nei bambini. Da ora in avanti tutta la loro crescita verrà influenzata dal gruppo e dalle relazioni, dai rapporti con i coetanei, dall’inserimento nel gruppo sportivo, insomma dall’inizio di una vera e propria socialità.
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La scuola è il luogo più importante dopo la famiglia e dovrebbe essere al centro della politica e degli interessi sociali della comunità. Serve per l’apprendimento, per la crescita culturale, per l’acquisizione di informazioni che aiutano a conoscere la realtà, e promuoverà lo sviluppo cognitivo dei bambini. Oggi però, la scuola è in crisi perché sembra che i bambini fatichino molto a seguire i programmi previsti. Questo non tanto per le difficoltà legate all’apprendimento e alla comprensione, ma per l’irrequietezza dei bambini, per la fatica a impegnarsi a lungo su uno stesso compito, per le difficoltà nell’ascolto e nella concentrazione. Sembra che il cambiamento sociale in corso nella società postmoderna stia trasformando la scuola, la famiglia e i nostri bambini che, pur essendo intelligenti, faticano a capire un metodo di insegnamento superato, basato ancora sulle competenze individuali e sull’impegno personale. Certo, l’impegno e le capacità devono essere sviluppate dalla scuola, ma il metodo sembra essere obsoleto e poco comprensibile dai bambini. Sarebbe importante sviluppare le competenze relazionali e la cooperazione, insomma quello che viene chiamata peer educational (‘educazione fra pari’ o ‘coeducazione’) sin dalla scuola elementare. Il discorso sarebbe lungo e necessiterebbe di maggior riflessione. Per quanto riguarda la scuola elementare occorre ribadire che l’apprendimento è personale per ciascun bambino e che occorrerebbe rispettare il ritmo di comprensione. Ogni bambino ha il suo ritmo e se viene rispettato impara, se non viene rispettato non apprende e si demotiva.
Quanti bambini intelligenti oggi non apprendono perché non vengono rispettati nel loro ritmo di apprendimento e non vengono sviluppate in loro le necessarie autonomie! Continuiamo a credere che la scuola sia solo cognitiva e che, per quanto riguarda l’aspetto relazionale, tutto debba essere lasciato alla buona volontà dell’insegnante. Questo atteggiamento dovrebbe finire. È arrivato il momento che ogni insegnante sia preparato sugli aspetti relazionali e sullo sviluppo evolutivo del bambino. Insomma, se una volta la relazione non veniva considerata utile e ogni insegnante era “padrone” del proprio insegnamento e non si preoccupava molto del livello di apprendimento, con la conseguenza che molti bambini non imparavano e facevano fatica, oggi, senza relazione i bambini non apprendono. È per questo motivo che si spera che nel futuro ogni insegnante, educatore, medico faccia esami universitari sulla relazione, sullo sviluppo dell’uomo, in modo che possa insegnare, curare, rispettando il rapporto e lo sviluppo della persona.
Da Crescere è una straordinaria avventura di Ezio Aceti (Città Nuova)