La scuola elementare

Insieme alla famiglia la scuola è un luogo formativo fondamentale per la crescita di un bambino:  necessario per l’apprendimento, la crescita culturale, l’acquisizione di informazioni che aiutano a conoscere la realtà, lo sviluppo cognitivo e relazionale come spiega Ezio Aceti in Crescere è una straordinaria avventura (Città Nuova).  
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Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola elemen­tare rappresenta una tappa significativa per tutti i bambini perché, in un certo senso, entrano a far parte della prima co­munità dei grandi. Infatti, mentre la scuola dell’infanzia è un mondo al servizio dei bambini, ora sono i bambini che len­tamente devono adattarsi al mondo dei grandi. Ecco com’è strutturata la scuola dell’infanzia agli occhi del bambino:

– la struttura al suo servizio: i banchi sono piccoli, le sedie piccole, i servizi igienici piccoli e tutto è a livello dei bambini;

– le persone al suo servizio: le insegnanti sono veramente al servizio dei bambini e cercano di adeguarsi ai loro bisogni;

– le attività rispettano i tempi di tutti: le insegnanti, quan­do svolgono un’attività, aspettano che i bambini finiscano e prima di iniziarne un’altra si accertano che tutti siano pronti per realizzarla.

Insomma, le persone, le strutture e le attività sono al servi­zio dei bambini. Nella scuola elementare non è così. Pensate solo al banco: per molti bambini è grande, alto e alcuni fan­no fatica a stare seduti. Poi, tutta la struttura è calibrata per i bambini grandi e molti si sentono spaesati. Il tempo: non è più al servizio dei bambini, ma è il bambino che si deve adattare ai ritmi delle insegnanti che, per alcuni, sono troppo veloci. Le insegnanti poi, pur con il massimo dell’attenzione e per il fatto che il numero dei bambini è spesso elevato, fanno fatica a rispettare i tempi di apprendimento di ogni singolo alunno.

È per questo motivo che tale passaggio andrebbe curato maggiormente per facilitare la crescita della motivazione nei bambini. Da ora in avanti tutta la loro crescita verrà influen­zata dal gruppo e dalle relazioni, dai rapporti con i coetanei, dall’inserimento nel gruppo sportivo, insomma dall’inizio di una vera e propria socialità.

[…]

La scuola è il luogo più importante dopo la famiglia e do­vrebbe essere al centro della politica e degli interessi sociali della comunità. Serve per l’apprendimento, per la crescita culturale, per l’acquisizione di informazioni che aiutano a conoscere la realtà, e promuoverà lo sviluppo cognitivo dei bambini. Oggi però, la scuola è in crisi perché sembra che i bambini fatichino molto a seguire i programmi previsti. Questo non tanto per le difficoltà legate all’apprendimento e alla comprensione, ma per l’irrequietezza dei bambini, per la fatica a impegnarsi a lungo su uno stesso compito, per le  difficoltà nell’ascolto e nella concentrazione. Sembra che il cambiamento sociale in corso nella società postmoderna stia trasformando la scuola, la famiglia e i nostri bambini che, pur essendo intelligenti, faticano a capire un metodo di insegna­mento superato, basato ancora sulle competenze individuali e sull’impegno personale. Certo, l’impegno e le capacità devo­no essere sviluppate dalla scuola, ma il metodo sembra essere obsoleto e poco comprensibile dai bambini. Sarebbe impor­tante sviluppare le competenze relazionali e la cooperazione, insomma quello che viene chiamata peer educational (‘educa­zione fra pari’ o ‘coeducazione’) sin dalla scuola elementare. Il discorso sarebbe lungo e necessiterebbe di maggior rifles­sione. Per quanto riguarda la scuola elementare occorre riba­dire che l’apprendimento è personale per ciascun bambino e che occorrerebbe rispettare il ritmo di comprensione. Ogni bambino ha il suo ritmo e se viene rispettato impara, se non viene rispettato non apprende e si demotiva.

Quanti bambini intelligenti oggi non apprendono per­ché non vengono rispettati nel loro ritmo di apprendimento e non vengono sviluppate in loro le necessarie autonomie! Continuiamo a credere che la scuola sia solo cognitiva e che, per quanto riguarda l’aspetto relazionale, tutto debba essere lasciato alla buona volontà dell’insegnante. Questo atteggia­mento dovrebbe finire. È arrivato il momento che ogni inse­gnante sia preparato sugli aspetti relazionali e sullo sviluppo evolutivo del bambino. Insomma, se una volta la relazione non veniva considerata utile e ogni insegnante era “padrone” del proprio insegnamento e non si preoccupava molto del livello di apprendimento, con la conseguenza che molti bam­bini non imparavano e facevano fatica, oggi, senza relazione i bambini non apprendono. È per questo motivo che si spera che nel futuro ogni insegnante, educatore, medico faccia esa­mi universitari sulla relazione, sullo sviluppo dell’uomo, in modo che possa insegnare, curare, rispettando il rapporto e lo sviluppo della persona.

 

Da Crescere è una straordinaria avventura di Ezio Aceti (Città Nuova)

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