La scuola è finita

La scuola è finita

C’era una volta una classe. Era una classe o era una squadra?

Comunque la scuola era quasi finita e per questo la maestra aveva dato un ultimo tema: «I più bei ricordi di questo anno scolastico».

«Le vacanze ci sono perché c’è la scuola!», aveva commentato Marco, sentendosi proprio saggio.

Tutti erano chini sui fogli a scrivere. Tranne Marco che scriveva col computer, perché era meglio così: le sue idee bellissime erano più veloci della penna, se scriveva sul quaderno. Così il software, che gli correggeva automaticamente l’ortografia dei testi, gli permetteva di fare cose grandi.

Marco fece la sua bella pensata per il tema: perché non scrivere alle maestre e ai compagni per dire a loro i ricordi più belli? Ed ecco qualche stralcio della sua pagina in word.

«È stato un anno mitico. Abbiamo fatto insieme molte cose belle: le uscite, i laboratori, il concerto, gli incontri con attori e scrittori, le feste… Io però non penso ai ricordi speciali, ma a quello che ci è accaduto tutti i giorni. Penso alla nostra amicizia, che se qualcuno aveva un guaio, era un problema da risolvere di tutti.

«E se qualcuno era ammalato, come è capitato anche a me, si andava a casa a vedere di cosa c’era bisogno,  per non perdere le lezioni. Poi… quando, maestra Silvia, ci dicevi quello che dovevamo fare quel giorno, io mi sentivo tranquillo e mi veniva  davvero voglia di imparare. E tu, maestra Emanuela, ti ricordi quando hai spiegato alla mamma perché ero triste in quei giorni e la mamma mi ha capito e mi ha aiutato? Eri attenta a me e io mi sono sentito forte, e potevo affrontare le difficoltà.

«E quando un compagno ha preso in giro Gianni e lui piangeva dalla delusione? Abbiamo deciso tutti insieme che non potevano accadere delle cose così: avevamo deciso, sì o no, che eravamo una squadra? In una squadra si lavora assieme, non ci si fa fallo l’un con l’altro. Altrimenti perdiamo la partita! Così abbiamo litigato un po’, però poi ci siamo capiti e abbiamo parlato tanto, per decidere come aiutare Gianni a trovare ancora fiducia nei suoi compagni di squadra.

«Siamo stati bene insieme, anche quando è arrivato David da un Paese lontano. Ho un ricordo bello, bellissimo. Gli abbiamo preparato un capolavoro di librone con tutte le nostre foto e le nostre storie e i giochi preferiti. E lo abbiamo intervistato. Lui non sapeva l’italiano. Era rosso come un peperone, perché ci ha fatto capire che si sentiva importante come il presidente Obama. Poi ha imparato l’italiano: noi glielo abbiamo insegnato ed eravamo più severi delle maestre. Così quest’anno siamo sicuri che sarà super promosso in quinta. È stato un anno mitico, ragazzi!».

Fine del tema.

«Ragazzi consegnate il vostro componimento!», aveva gridato la maestra, allarmata dall’ultima campanella che suonava.

Marco aveva cliccato: Salva con nome – documenti – nomina file – la scuola è finita, la squadra no – chiudi sessione. Attendere prego…

Grazie e arrivederci a tutti a settembre. O forse molto prima.

Con la squadra.
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