La scuola dell’infanzia
Ed eccoci finalmente nella scuola dell’infanzia, primo luogo strutturato di aggregazione sociale intensiva per i bambini. Vero e proprio laboratorio di conoscenze, di vita, di esperienze, di dialoghi, di autonomie, la scuola dell’infanzia è più importante, al giorno d’oggi, di quanto non vanga considerata.
Infatti essa viene percepita ancora come un luogo di accudimento, come una grande “baby-sitter” che deve guardare che i bambini non si facciano male. Quanto è sbagliato questo pensiero! Se ci rendessimo conto di quanto è importante, ci daremmo da fare per capovolgere la politica scolastica e intervenire in maniera più scientifica e accurata su questa fondamentale istituzione.
Sarebbe necessario triplicare i finanziamenti sia per il materiale didattico, per le strutture, per i laboratori (che dovrebbero essere potenziati con materiali, strumenti ecc.), sia per il personale insegnante. È assurdo che il rapporto insegnanti/bambini in Italia sia così elevato.
Occorrerebbe avere almeno un insegnante ogni otto-dieci bambini per poter garantire una stimolazione, una cura e un accompagnamento adeguati allo sviluppo evolutivo. Per non parlare poi della preparazione professionale e della selezione degli insegnanti, che dovrebbero essere più scientifiche e accurate. In particolare, la selezione delle insegnanti dovrebbe considerare non solo la preparazione tecnica professionale, ma anche le capacità relazionali, empatiche, emotive, che sono la base per una passione educativa formativa (e naturalmente anche le retribuzioni dovrebbero essere adeguate). Ma, nonostante in Italia abbiamo avuto una pioniera della scuola dell’infanzia come Maria Montessori, dobbiamo constatare come spesso la scuola sia abbandonata alla bravura delle singole insegnanti, senza una pedagogia comune e un pensiero alto, rivolto verso il futuro.
Inoltre, quanto sarebbe opportuno poter assumere alcuni insegnanti uomini, attraverso i quali dare più spazio all’esperienza pratica e relazionale. Tutto questo permetterebbe un accompagnamento e un rinforzo delle autonomie personali e relazionali che per i nostri bambini sono la base per il futuro. Ma per fare questo occorrono scelte politiche libere, con al centro il benessere dell’infanzia. Occorrerebbe considerare i bambini non solo come un costo, ma come la vera risorsa di una nazione. Occorrerebbe incentivare questa cultura, supportando le famiglie e gli educatori, aiutandoli a scoprire il vero volto dei bambini, lo stupore della novità e della creatività presenti in loro; questo ci permetterebbe di riprendere a generare figli.
Il tasso di natalità del nostro Paese è molto basso, dovremmo ridare vitalità e slancio alla cultura dell’infanzia per far ritornare la voglia di fare figli, per tornare a considerarli non solo come una fatica, ma come una bellezza e una risorsa.
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