La scoperta della solidarietà
L’italica gente, si sa, un po’ sprecona lo è, e più ancora – evidenziano i severi analisti della società – da un po’ di tempo spende e spande senza ritegno. Tuttavia, è altrettanto vero che non ha mai difettato di altruismo, e mette mano al portafoglio con liberalità. Ma adesso colpisce la misura del gesto. Infatti, quello che è stato registrato da settembre a dicembre (e reso noto da poco) è una vera e propria impennata di generosità, come mostrano i dati riportati nel riquadro. Insomma, mentre le aziende di quasi tutto il pianeta hanno chiuso i bilanci dell’anno con drammatici valori negativi, gruppi, enti e organizzazioni della solidarietà nazionale e internazionale si trovano felicemente sopraffatti da una cascata di offerte a sostegno delle proprie mirate iniziative. Sembra quasi che molti italiani, dopo le sonore batoste ricevute senza pietà in Borsa, abbiano voluto pensare più agli affari altrui che ai propri, decidendo di “investire” su chi è in necessità. Il boom della generosità è scoppiato dopo l’11 settembre scorso e ha, naturalmente, una diretta relazione con gli attentati terroristici di quel giorno. “Di colpo – ha osservato Natalia Aspesi,commentatrice del costume italiano – certi bisogni impellenti e ipnotici sono apparsi in tutta la loro scemenza”. “Tutti quei morti in cui ci si poteva identificare per casualità e incolpevolezza hanno costretto a farsi più domande, a guardare oltre i propri tormenti piccoli e i propri desideri vuoti”. Anche le aziende sono state contagiate dall’accresciuta sensibilità. Per Natale, i pacchi dono sono stati spesso trasformati in libri o quant’altro sosteneva questa o quella iniziativa di solidarietà. Tanti regali lussuosamente inutili sono stati “convertiti” in somme di denaro indirizzate, in non poca misura, alle incommensurabili necessità delle gente afghana. “Da settembre i contributi a nostro favore sono cresciuti di cinque volte – ha spiegato Ketty Agnesoni, di Emergency -. Certo, ci aiuta molto il fatto di essere da anni impegnati in Afghanistan. Ma vediamo nei nostri sostenitori uno spirito nuovo”. Eppure, le tragedie lontane – divenute così prossime per il costante martellamento della tivù – non hanno fatto dimenticare le necessità vicine. I contributi a Telethon e alla ricerca contro il cancro, per citare qualche esempio, lo comprovano. Gli organizzatori della tradizionale maratona televisiva di raccolta fondi temevano che i potenziali donatori avrebbero dirottato la propria donazione solo a favore delle popolazioni in fuga dai bombardamenti contro i talebani. Invece, anche questa volta è stato stabilito un nuovo primato, con oltre 21,3 milioni di euro (41 miliardi di lire) di offerte ricevute. A questa maggiore generosità si accompagna – com’è giusto – una richiesta di doverosa trasparenza. Roberto Salvan, direttore generale dell’Unicef: “C’è una grande disponibilità delle famiglie a partecipare ad iniziative di solidarietà, ma anche un esplicito desiderio di avere un’informazione corretta sull’utilizzo dei fondi”. Chi dona è più consapevole e chi raccoglie ha fatto subito proprie tali istanze. In fatto di garanzie da offrire ai donatori, la Caritas italiana non è seconda a nessuno. Per questo, “le persone che ci contattano per offrire denaro o dare una mano non sono più solo credenti”, ci dice Roberto Rambaldi, vice direttore e responsabile dell’area internazionale. La foto del bambino o della bambina adottati a distanza, per esempio, e le periodiche lettere sulle loro condizioni di salute e sui risultati scolastici aiutano enormemente a sentire reale l’adozione e necessario un impegno contributivo di anni. E a proposito di adozioni a distanza (le associazioni preferiscono parlare di “sostegni a distanza”), la crescita resta su tassi di tutto rispetto per i gruppi promotori. “Senza dare particolare risalto all’iniziativa avviata dai Focolari – precisa il coordinatore Gianni Rontani – le nuove “adozioni” sono state 1.522 nel ’99, 1.773 nel 2000, e si raggiungerà un nuovo primato per il 2001, anche se non disponiamo ancora dei dati definitivi”. Più che mai altruisti, dunque, gli italiani. Ma di che natura è questa nuova generosità?, si sono chiesti alcuni esperti. È laica o ha un fondamento religioso?, si sono interrogati altri. Forse qualcuno avrà passato notti insonni intorno al quesito: sarà di destra o di sinistra? Il fatto vero è che, noi italiani, siamo inguaribili: discettiamo su tutto. “È giusto parlare di nuova carità – si è pronunciato Niccolò Contucci, direttore organizzativo di Telethon -. Si tratta di una atteggiamento fatto di valori laici, in cui non ci si basa più sulla fiducia in chi chiede denaro ma la concretezza del progetto illustrato “. Jacopo Vittorelli, presidente dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, parla di “umanesimo”: “Un concetto antico con il quale ci piace indicare un sentire nuovo”. Laica o religiosa che sia, e al di là di come la si voglia chiamare, la generosità manifestata dopo l’11 settembre può non essere solo l’effetto di un soprassalto emotivo e può radicarsi in scelte razionali e comportamenti permanenti illuminati dalla cultura del dare. “Gran parte di questa beneficenza è dettata, in un certo senso, dalla paura – ha sostenuto il sociologo Domenico De Masi -, ma si tratta di solidarietà autentica”. E ha chiarito che “il problema è la motivazione ultima: la gente ha compreso che c’è una connessione diretta tra il nostro modo di vivere e la povertà di buona parte del mondo. E ha visto anche che nella miseria possono attecchire messaggi come quelli lanciati da Bin Laden. Ma se è corsa a fare donazioni è perché ha avuto pietà e ha preso coscienza delle condizioni inumane in cui vive troppa gente nel pianeta”. Se vi sembran piccoli balzi La raccolta-primato di Telethon è cresciuta “solo” del 3 per cento rispetto all’anno precedente, stabilendo il nuovo record di 21,3 milioni di euro (oltre 41 miliardi di lire). I contributi pervenuti all’Associazione italiana per la ricerca sul cancro hanno toccato quota 59,30 milioni di euro (115 miliardi di lire), con un balzo in avanti del 10 per cento. Più in là è andato l’Unicef italiano, l’ente delle Nazioni Unite a favore dei bambini, con un ragguardevole 15 per cento in più e 44,41 milioni di euro incassati (86 miliardi di lire). Ancor meglio hanno fatto Medici senza frontiere, finanziati da offerte volontarie per 19,10 milioni di euro (37 miliardi di lire): 27 per cento in più rispetto al 2000. Le offerte a Emergency sono aumentate del 500 per cento negli ultimi tre mesi dello scorso anno. Dati tanto eloquenti offrono le dimensioni della tendenza in atto. Nel novero complessivo delle donazioni degli italiani, la Chiesa cattolica resta la principale destinataria della generosità, con un 25,2 per cento del totale, e precede l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (18), Telethon (16) e i gruppi ambientalisti (9,1). Seguono le sigle di difesa dei diritti civili (8,7), l’Associazione italiana sclerosi multipla (8,4), l’Associazione per le leucemie (8,2) e le organizzazioni impegnate nelle adozioni a distanza (6,8).