La sconosciuta di Praga
Sylvie Germain - Santi Quaranta
«Quella vagabonda vestita di panni color fango e salnitro era l’emanazione di un comune dolore. (…) Era l’essere più mendico e indifeso che potesse esistere: non aveva niente di proprio, neppure il suo corpo e le sue lacrime».
Nella narrativa della Germain, allieva del filosofo Lévinas, che ne ha influenzato profondamente la visione della vita, insieme ad una dolce visionarietà poetica, a una spiccata sensibilità femminile e ad una profonda umanità, convergono il linguaggio tenerissimo e penetrante dei mistici cristiani e l’incanto biblico di Tobia.
È il caso di quest’opera inclassificabile, una sorta di poema in prosa, ritmato in dodici “apparizioni”: ne è protagonista la “Sconosciuta di Praga”, che culla tra le sue braccia come si fa con un bambino la capitale ceca, delineata con toni onirici e fiabeschi. Forse un simbolo della misericordia di Dio verso le sofferenze umane?