La scommessa di Emmaus
“Emmaus”: così Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari, chiamava Maria Voce, dal nome del luogo in Palestina dove i due discepoli hanno incontrato e riconosciuto Gesù dopo la Resurrezione. Quel nome era l’invito a vivere attraverso l’amore scambievole la presenza di Gesù tra i suoi. E così, semplicemente, è chiamata all’interno del movimento.
Dopo la morte della fondatrice avvenuta nel 2008, Maria Voce viene eletta presidente.
Calabrese, prima donna avvocato nella regione, focolarina dal 1959, poi responsabile del movimento in Turchia per sei anni, Maria Voce si è trovata ad assumere un compito oneroso: raccogliere l’eredità della fondatrice e traghettare il movimento dalla fase degli inizi “carismatici” a quella immediatamente successiva, in cui un movimento guarda all’oggi della storia rispondendo attraverso il suo carisma alle sfide e alle domande che la società vive, senza perdere la propria identità, ma senza rimanere ancorato al passato.
Non c’è dubbio. Viviamo in un momento storico segnato da enormi sfide epocali: globalizzazione, interdipendenza, dialogo della Chiesa con le altre fedi e i non credenti, l’ecologia, l’attuale crisi dell’Europa e quella italiana, l’impegno dei cattolici italiani in politica… Di fronte a tali sfide cosa pensano i focolarini? Quale posizione assumono? Cosa fanno? Sono conservatori o progressisti? In politica italiana sono di destra o di sinistra? Sono le domande che l’opinione pubblica si pone, domande stimolate dal fatto che la presenza dei focolarini è spesso silenziosa. Eppure, anche per il numero consistente e l’ampia diffusione raggiunta dal movimento, interessa. Ecco allora la scelta di rivolgere queste domande direttamente a lei, alla presidente.
Michele Zanzucchi e Paolo Lòriga, rispettivamente direttore e caporedattore della rivista Città Nuova, l’hanno intervistata. Otto incontri nell’arco di un mese nella sua casa a Rocca di Papa. Da questi incontri è nato il libro: Maria Voce (in dialogo con Paolo Lòriga e Michele Zanzucchi), La scommessa di Emmaus. Cosa fanno e cosa pensano i focolarini nel dopo Chiara Lubich (Città Nuova, pp. 192, € 14,00).
Un libro intervista nel quale si affrontano gli argomenti più vari: da quelli della vita ecclesiale alla politica internazionale: «C’è bisogno di istituzioni politiche internazionali più inclusive, in grado di promuovere il bene comune su un piano più ampio di quello dei singoli Paesi, in modo che la richiesta di attenzione che sale da ogni dove, la capacità di curare le sofferenze degli altri, si traduca in una concreta collaborazione tra autorità, Stati e popoli»; alle questioni di “casa nostra”: «Non cerchiamo di farci notare a ogni costo, non ci interessa. Vorremmo semmai incidere sulle realtà sociali e umane, in modo che siano viste le nostre opere buone, quello che di valido e di buono riusciamo a realizzare per gli altri, e non tanto il Movimento dei focolari in sé».