La scienziata perfetta

Si è spenta all'età di 103 anni Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina. In prima linea nelle battaglie per la libertà di ricerca e la valorizzazione del contributo femminile alla società.
rita levi montalcini

Quando si incontrava Rita Levi Montalcini a qualche convegno o nei laboratori che frequentava, faceva impressione per la sua figura piccola, minuta, quasi fragile. Niente di più lontano dalla realtà: il suo corpo l’ha portata, apparentemente senza fatica, ad essere la prima tra i premi Nobel a varcare la soglia dei cento anni.

La sua mente intelligente ha lavorato senza sosta, fino all’ultimo minuto della sua esistenza, rendendo possibile l’odierno straordinario sviluppo delle neuroscienze, grazie alla rivoluzionaria scoperta del fattore di crescita (Ngf) delle cellule nervose, per il quale ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 1986. La sua volontà d’acciaio l’ha resa un modello di donna e scienziata, libera ed autonoma, durante un secolo turbolento come quello appena passato.

A parte il Nobel, la lista dei riconoscimenti che ha ricevuto è talmente lunga che occuperebbe da sola lo spazio di un articolo. Nata a Torino nell’aprile del 1909, contro l’opinione del padre (e della società di allora) decise fin da giovanissima di non sposarsi, per dedicare la propria vita alla ricerca scientifica. All’università scelse medicina, iniziando fin da subito, insieme agli altri due futuri premi Nobel Dulbecco e Luria, a studiare il sistema nervoso, passione che avrebbe coltivato tutta la vita.

Dopo la laurea, nel 1938 fu costretta ad emigrare in Belgio per sfuggire alle leggi razziali, in quanto ebrea sefardita. Tornata in Italia nel periodo della guerra, continuò a studiare e sperimentare allestendo un mini laboratorio nella sua cameretta. Nel 1947 accettò di trasferirsi negli Stati Uniti, dove contava di fermarsi pochi mesi. Rimase trenta anni e fu il periodo fecondo in cui distrusse l’ipotesi, allora dominante nel mondo scientifico, che il cervello fosse un organo statico, senza possibilità di evoluzione, la cui struttura era determinata una volta per tutte dai geni. È sintomatica una frase della motivazione con cui le venne conferito il premio Nobel: «La scoperta dell’Ngf è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos».

Anche durante il periodo americano, però, la Montalcini non abbandonò mai la sua amata Italia, rimanendo nel cuore della ricerca scientifica del nostro paese, fino a fondare, nel 2001, l’Ebri (Istituto europeo di ricerca sul cervello). Diventata famosa dopo il Nobel, non per questo cambiò il suo stile, amabile e allo stesso tempo deciso, spendendo il suo nome e la sua energia in iniziative a favore soprattutto di donne (istituì borse di studio perchè le giovani studentesse africane diventassero leader nei loro paesi) e giovani, che incoraggiò sempre a non arrendersi di fronte alle difficoltà.

Sintomatica della sua concezione della vita e della scienza è questa appassionata riflessione sui rischi dello sviluppo tecnologico: «Oggi, rispetto a ieri, i giovani usufruiscono di una straordinaria ampiezza di informazioni; il prezzo è l’effetto ipnotico esercitato dagli schermi televisivi che li disabituano a ragionare (oltre a derubarli del tempo da dedicare a studio, sport e giochi che stimolano la loro capacità creativa). Creano per loro una realtà definita che inibisce la loro capacità di “inventare il mondo” e distrugge il fascino dell’ignoto».

In prima linea nelle aspre battaglie per la valorizzazione del contributo femminile alla società e per la libertà della ricerca scientifica, aiutò in tutti i modi molti ricercatori in difficoltà. Laica e non credente, fu la prima donna invitata a far parte della Pontificia Accademia delle Scienze e nel 2001 venne nominata senatrice a vita per i meriti verso la sua patria.

Modello di passione, lucidità, autonomia e intelligenza per tante e tanti, Rita Levi Montalcini è una di quelle persone che non ci fanno stare comodi, che ci interrogano continuamente sul senso della nostra vita, sul contributo, piccolo o grande, che ognuno di noi può dare per il miglioramento della società umana.

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