Alla De Paul University, una delle università cattoliche più prestigiose degli Usa, una settimana di studio sulla spiritualità cattolica
Entrare alla De Paul University fa impressione. Si respira l’aria di tutti i college americani con tipici studenti del terzo millennio, ma si avvertono anche radici e tradizioni di lunga data. Lo dimostrano quadri che si scoprono qua e là in certi angoli dei palazzi, che ospitano le aule, il rettorato, la biblioteca. Molte sono costruzioni ancora dei primi decenni del secolo scorso. L’università, fondata alla fine del XIX secolo dalla Congregazione delle missioni di San Vincenzo de Paul, mirava ad assicurare un’adeguata formazione ai figli degli emigranti cattolici nella città di Chicago. Nel 1898 gli studenti furono pochi, solo 70. Nel 1903 le iscrizioni erano già salite a 200 e nel 1911 – primo caso nelle università cattoliche degli Stati Uniti – furono aperte anche alle ragazze. Oggi, con i suoi venticinquemila studenti, è il primo istituto Universitario dell’Illinois e fra i primi dieci degli USA.
Viam Sapientiae mostrabo tibi. È il motto che campeggia in vari angoli del campus. Il passo, tratto dal Libro dei Proverbi, sembra assumere un significato particolare in questi giorni in cui l’università ha organizzato una settimana di riflessione intitolata World Catholicism Week. L’iniziativa, pensata e realizzata in tempi recenti da Peter Casarella, teologo laico con famiglia, mira a riportare all’interno dell’università valori tipici del cattolicesimo. Infatti, dopo la grande apertura, che aveva caratterizzato tutti i college cattolici negli anni ’60, si è avvertito negli ultimi tempi la necessità di ritornare ad una più chiara identità. In questa prospettiva, negli anni scorsi, è stato fondato l’Istituto per studi cattolici, che, con il Centro per il cattolicesimo mondiale e la teologia interculturale, è impegnato a offrire agli studenti la possibilità di conoscere la fede cattolica in un ambito interculturale ed interdisciplinare.
Quest’anno il titolo della settimana di studio è Catholic Spirituality: a global communion. Nel corso della settimana sono previsti interventi di figure di primo piano. Nella giornata inaugurale, caratterizzata da diverse tavole rotonde, alcune in contemporanea, vari studiosi del Movimento dei Focolari sono stati invitati a presentare diversi aspetti della dimensione comunionale della spiritualità di Chiara Lubich. In mattinata, la prof.ssa Judith Povilius, che negli anni ’60 aveva compiuto i suoi studi universitari proprio alla De Paul, ha presentato l’esperienza interdisciplinare, interetnica ed interculturale della Università Sophia di Loppiano. Nel pomeriggio, il prof. Donald Mitchell ha proposto l’aspetto dell’ecologia coniugato al dialogo interreligioso, mentre il prof. Paul O’Hara ha affrontato l’aspetto del profilo mariano.
In serata, in clou del programma del primo giorno: Maria Voce ha parlato della Spiritualità e teologia trinitaria nella vita e nel pensiero di Chiara Lubich. In una sala stipata di personalità accademiche e di rappresentanti del mondo cattolico, la presidente dei Focolari ha messo in evidenza quattro punti della spiritualità di comunione – Dio amore, l’amore al fratello, l’amore reciproco e Gesù abbandonato chiave per realizzare l’unità – soffermandosi, in particolare, sul mistero di Gesù Abbandonato, come segreto per guarire tutte le ferite provocate da divisioni e fratture.
Facendo riferimento all’esperienza di luce vissuta da Chiara Lubich nell’estate del 1949 e delle sue intuizioni sulla spiritualità di comunione, come riflesso della vita trinitaria, ha letto alcuni passi degli appunti della fondatrice dei Focolari, sottolineando come si trattasse di un’esperienza comunitaria, perché vissuta da Chiara e Igino Giordani, insieme ad alcune delle prime focolarine. Maria Voce ha concluso sottolineando la profonda consonanza fra la spiritualità di comunione ed il pensiero espresso dalla Novo Millennio Ineunte e presentando la sfida dell’Istituto Universitario Sophia, che desidera «fornire fondamenti e prospettive di un sapere globale, di una cultura che scaturisce dal carisma dell’unità, frutto di una spiritualità comunitaria profondamente vissuta come riflesso della vita trinitaria».
A Maria Voce hanno risposto due teologi, il prof. Tom Norris, membro della Commissione Teologica Internazionale, ed il prof. David Schindler, direttore dell’Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e la famiglia presso la Catholic University of America. Entrambi hanno indicato, sia pure da diverse prospettive, l’attualità del pensiero trinitario di Chiara Lubich ed il coraggio della sua proposta alla Chiesa e alla riflessione teologica contemporanea. Norris ricordava, infatti, come un teologo abbia recentemente affermato che la Trinità è la grammatica di ogni teologia. Schindler ha posto l’accento sul profilo mariano della spiritualità comunitaria di Chiara e la sua capacità di rispondere in modo positivo all’Illuminismo.
Impossibile al termine della serata non pensare ad un legame fra quella Viam Sapientiae che la De Paul si propone di offrire ai suoi studenti ed il carisma di comunione di Chiara Lubich, dono di Dio per camminare su quella strada.