La scienza alleata dell’ambiente
La prima volta che ho sentito parlare Greta Thunberg sono rimasto impressionato dalla sua determinazione e dalla sua chiara visione del problema climatico. Poi mi sono reso conto che nei suoi discorsi fa sempre una richiesta precisa agli interlocutori: di non credere a lei, ragazzina adolescente con poca esperienza scientifica, ma di dare retta agli scienziati del clima e ai tanti dati inequivocabili che essi da tempo forniscono sullo stato presente e futuro del nostro clima. Greta ha fatto in pochi mesi ciò che noi scienziati non siamo riusciti a fare in quasi 30 anni, eppure si basa su una scienza finora inascoltata. Un meccanismo sociologico da studiare.
In ogni caso, come fisico del clima del Cnr – che fa ricerca scientifica su questo tema ed è spesso a contatto con i ragazzi, nelle scuole e in vari festival scientifici o ambientali –, mi sono sentito chiamato in causa. Perché non entrare in contatto con i ragazzi di Fridays For Future?
In realtà sono stati loro che mi hanno anticipato. Infatti, in occasione del primo sciopero mondiale per il clima del 15 marzo 2019, mi hanno invitato alla manifestazione di Roma. Mario Tozzi, geologo del Cnr e divulgatore televisivo, ed io eravamo gli unici adulti cui è stato permesso di parlare: un onore, ma anche una responsabilità.
In quell’occasione ho chiesto ai ragazzi di unire le forze. Oggi infatti sul web ognuno è chiuso nella propria “bolla mediatica”, in cui certi algoritmi fanno in modo che leggiamo solo opinioni consone con la nostra visione del mondo. La conoscenza scientifica, invece, ha bisogno di raggiungere tutti indistintamente e i ragazzi, nativi digitali, possono rompere questi confini virtuali per andare (e far andare noi adulti) alle fonti affidabili, sia siti che esperti.
Dopo questo sciopero mondiale abbiamo assistito ad attacchi, duri e immotivati, contro Greta e i suoi ragazzi. Così, insieme ad alcuni colleghi ho pensato di scrivere una lettera aperta ai ragazzi italiani di Fridays For Future, per ribadire i punti fermi della scienza del clima e proporre un cammino comune. In pochi giorni la lettera è stata firmata da oltre 170 scienziati italiani che si occupano di cambiamenti climatici.
I ragazzi hanno risposto con entusiasmo a questa lettera e hanno organizzato un convegno scientifico la sera prima della loro assemblea nazionale a Milano, proponendo a me e ad altri colleghi di intervenire, per porre le basi scientifiche della discussione. Ho tenuto l’intervento introduttivo, ma mi sono anche fermato il giorno dopo. Malgrado le varie “anime” presenti tra i ragazzi, la volontà di fare qualcosa di dirompente, data la criticità del momento, può portare a un cammino unitario verso il bene comune della società, con uno sguardo a coloro che soffriranno di più per il cambiamento climatico, i più deboli.
L’appuntamento seguente è stato per la visita di Greta a Roma. Sono stato in piazza del Popolo ed ero l’unico adulto a parlare dal palco. Ho espresso il mio imbarazzo, perché rappresento la generazione che ha portato a questa situazione climatica, ma ho anche detto che essere uno scienziato del clima mi faceva sentire meglio. Perché sono stati quelli come me a svelare il più grande inganno del secolo scorso, cioè far credere che si possa fare economia senza ecologia. Questo modo di agire si basa sull’idea che l’ambiente sia qualcosa di inerte e plasmabile a piacere, per cui possiamo fare qualsiasi cosa senza avere risposta dalla natura. Invece la moderna scienza del clima ha scoperto che l’atmosfera e l’acqua degli oceani hanno una precisa dinamica che risponde alle nostre azioni in maniera lenta, ma inesorabile. Una direzione difficile da invertire o da fermare. Per questo dobbiamo agire subito.
Recentemente ho anche tenuto seminari per insegnanti di scuole secondarie. Infatti tra ricerca scientifica e divulgazione c’è un anello mancante, la didattica: occorre insegnare ai ragazzi i fondamenti della scienza dei sistemi complessi come il clima. Questo potrebbe far capire a tutti, anche ai futuri politici, che le cose sono chiare ma non semplici, che le soluzioni possono essere solo sinergiche e unitarie, perché non si può risolvere un problema a scapito di altri altrettanto importanti.
Oggi la politica si fa a colpi di Twitter, ma un problema complesso non si risolve in 140 caratteri. Se i ragazzi studiano e hanno a cuore il futuro, però, la tendenza può essere ribaltata. È una speranza che ho da quando ho conosciuto i ragazzi di Friday For Futures.