La scia di un uomo libero
Marzo 1969. Al largo di Città del Capo. Un marinaio di una petroliera britannica scorge un tipo con la barba lunga che, da una barca a vela, sta prendendo la mira con una fionda, rivolta alla nave. Pensa: Questo è matto!, ma deve presto ammettere che il matto con la fionda ci sa fare visto che – il lancio è perfetto – un contenitore zavorrato atterra sul ponte della petroliera. Toc! Con flemma inglese il marinaio apre il pacchetto, scorge un biglietto, legge: Continuo senza scalo verso le isole del Pacifico, perché sono felice in mare e anche per salvare la mia anima. Bernard Moitessier. L’uomo intanto ricazza le sue vele e la barca riprende il vento. Tutto qui. Eppure quelle righe fanno immediatamente il giro del mondo perché Moitessier è l’attesissimo previsto vincitore del Golden Globe, la prima circumnavigazione del mondo a vela partita dalla Gran Bretagna l’anno prima. Ma chi è questo Moitessier? Dopo avere letto il libro del suo amico Barrault (1) viene proprio voglia di farvelo conoscere, questo grande irregolare della vela, navigatore geniale, utopista, fine scrittore di libri ai vertici della letteratura marinara e soprattutto, credetelo, un mistico. Sì, esattamente come certi monaci che se ne andavano nel deserto, così lui se ne andava a navigare. Come si fa a non prendere in simpatia un tipo così? Torniamo però a quella prima regata intorno al mondo. Il Golden Globe 1968. La vela passionale ed eroica vive il suo ultimo momento di purezza – Francis Chichester da poco baronetto di Sua Maestà per le sue imprese veliche – e da Londra il prestigioso e furbo Sunday Times – che ben sa dell’esistenza di velisti estremi, di uccelli d’alto mare – lancia una sfida spietata: Il navigatore che sarà il più veloce a compiere un giro del mondo a vela in solitario e senza scalo, avrà in premio 5000 sterline e un Globo d’oro! Moitessier era salpato con il suo Joshua, una barca in ferro di 12 metri, due pali del telegrafo come alberi, niente motore né radio, per comunicare il sistema della fionda – ammesso di incrociare qualche nave -. La regata fu di fatto durissima, con avarie e abbandoni, ma Bernard di esperienza ne ha da vendere (alle spalle ha un giro del mondo a vela offerto alla moglie Françoise come viaggio di nozze, come a dire che un po’ matto era!) e si trova presto in testa. Passano i mesi, è appunto atteso da vincitore quando il tiro di fionda: Continuo (…) anche per salvarmi l’anima. Ma cosa è mai frullato nelle meningi di questo folle francese? La solitudine di mesi in mare deve avergli dato alla testa! Lo aspettano onori, soldi, una scorta di navi da guerra nella Manica per scortarlo all’arrivo e la Legion d’onore! Ma non lo sa? Nutrito di saggezza asiatica E invece lo sa, lo sa bene – questo francese dalle radici asiatiche – cosa lo aspetta, e proprio qui sta il bello e il senso profondo della sua vita. Bernard nasce in Viet-Nam da una famiglia di commercianti trasferiti a Saigon. I Moitessier desiderano per i figli inserimento pieno nella cultura indocinese e crescono la prole come Mowgli del Libro della giungla. Mangiando riso e dormendo nella capanne, il primogenito dei Moitessier beve il latte della millenaria cultura asiatica, impara gli ideogrammi, mangia zuppa cinese seduto sui talloni, nuota per chilometri (sarà campione di nuoto del Vietnam) tira di fionda come un piccolo Davide. Insomma, è un giovane selvaggio ben inculturato. Ma il colpo di fulmine che gli cambia la vita arriva quando il capitano di una giunca, la Tai Cong, vedendo questo ragazzino biondo che parla perfettamente l’annamita e che strugge da tempo sul molo davanti alla sua barca, lo invita a bordo. È fatta! Darei qualsiasi cosa per imbarcarmi e andare lontano da scuola… . E appena può impara ad andare a vela sul serio, navigando con i pescatori del golfo del Siam: si fiuta il vento, di carte nautiche nemmeno a parlarne, ci si orienta con le stelle. Traversate nel vento del largo, accampamenti su isole deserte, venti leggeri e mani di terzaroli nelle bufere, la barca ubriaca di vento di mare e di sole…. Il mare comincia a mostrare le sue perle: È una magia che fa rinascere in me l’alleanza con l’universo, è la scoperta dell’eternità, dell’eterno presente, fino a fargli stabilire nel cuore una tacita Alleanza con questo universo così vicino e amoroso. Non so se il mare abbia risposto alla mia sete d’infinito, ma so che non abbandonerò mai questa storia d’amore tra l’uomo e la Creazione. Passano gli anni, Bernard fa mille mestieri, sgobba, cresce, ama, soffre. Si compra vecchie barche, fa più volte naufragio, ricomincia, naviga da solo come a rispondere di una vocazione, sognando sotto le stelle, guardando la scia fosfo- rescente allungarsi di poppa nelle notti stellate d’Oriente. Si sazia di vento, di oceani, di cieli, soffre navigazioni dure, ma continua a navigare i suoi mari da innamorato. Il mare è la sua casa, la sua patria: Sono cittadino del più bel Paese del mondo. Un Paese dalle leggi dure ma semplici, che non bara mai, immenso e senza frontiere, dove la vita scorre al presente. In questo Paese di vento, di luce e di pace non c’è alcun Grande Capo che il Mare. L’alleanza è salva Ecco chi è il Moitessier della fionda, del grandioso Marameo a chi lo aspettava con le fanfare a Plymouth. È proprio dei soldi che ha una dannata paura! Avevo terrore dei falsi dei dell’Occidente che mi aspettavano dopo la vittoria… Sì, dopo l’immensa purezza dell’Horn non si trattava di andare più lontano, ma di arrivare alla fine di me stesso scriverà nel suo diario di bordo. Durante la regata una rotta logica e luminosissima ormai si era tracciata nel suo cuore. Le migliaia di miglia vissute in compagnia delle nuvole e dei delfini, la navigazione di mari estremi eppure sacri, gli parlano di una creazione che intuisce amorosa e perfetta. Mi sembra di avere sfiorato la quarta dimensione senza riuscire a coglierla. Il Mare gli sussurra un canto sacro che ripete non tradirmi, non tradirmi. E lui mai tradirà. E lo dimostra quando – ormai divenuto un mito – scrive l’esperienza del gran rifiuto nel suo stupendo libro La lunga rotta. È subito best-seller, e sarebbe la tranquillità economica, ma qualcosa dentro non lo lascia in pace: Accettare i diritti d’autore sarebbe come rinnegare tutta la scia da Plymouth in poi e così ne combina un’altra delle sue. Regala i diritti d’autore al Vaticano, perché il papa, che simboleggia la spiritualità che ancora resta nei popoli dell’Occidente, possa usarli per aiutare a ricostruire il mondo! Esistiamo per partecipare alla creazione del mondo Forte della sua popolarità e ormai un guru, Bernard continua a suo modo ad usare altre fionde per lanciare come può al mondo messaggi originali e profetici. Un bel giorno 36 mila lettere arrivano ai sindaci della Francia perché facciano politiche di pace e di rispetto dell’ambiente nelle loro città. Scrive ai giornali, interpella i potenti suggerendo di insegnare nelle scuole europee almeno 400 ideogrammi cinesi, geniali, intuitivi, che permetterebbero a due mondi – Europa e Asia – di capirsi con poca spesa. Parla di pace, di rispetto delle minoranze, di disarmo, e nel frattempo – senza clamori – aiuta gli abitanti di alcuni atolli del Pacifico a coltivare frutta per non farsi sfruttare dagli occidentali. E quando arriva anche per lui la navigazione estrema, un tumore, scrive così: La Bestia mi ha intercettato molto duramente, è come se dovessi passare Capo Horn destreggiandomi in una purea di piselli. Prima di morire riesce a finire la sua autobiografia: Tamata e l’Alleanza. Un testamento, un capolavoro. Ad accoglierlo per sempre la terra di Bretagna dove è sepolto, mischiata a qualche zolla del Viet-Nam. La genialità francese unita alla saggezza asiatica ci hanno regalato una persona unica e speciale. Una grande anima. Un esprit libre che ci lascia respiro, purezza, orizzonti. E un amore d’innocenza per il suo mare. Il mare, che è la maniera di Dio di mostrarsi azzurro.