La scelta di Caparezza
L’avvento della diffusione di piattaforme per musica in streaming non ha cambiato solo le leggi del mercato discografico, come è tristemente noto a tutti, ma ha completamente rimodulato il criterio di fruizione di un album nella sua interezza. Come si può notare negli ultimi anni, la tendenza a prediligere per l’uscita di un singolo piuttosto che un disco è decisamente aumentata e ha innescato un meccanismo pericoloso in cui è principalmente coinvolto il livello di attenzione e coinvolgimento del pubblico nei confronti del proprio artista.
Ecco, il mondo che gira intorno a Michele Salvemini, in arte Caparezza, funziona al contrario.
Ogni suo – concept – album racchiude in sé una dimensione ben definita (l’arte in Museica, l’introspezione di Prisoner709, il tema sociale ne Le Dimensioni del mio Caos) e dipinge una fase diversa della vita dell’artista pugliese.
Il 16 aprile è uscito il secondo singolo del preannunciato nuovo album “Exuvia” (7 maggio). La canzone si chiama La Scelta e ha già generato, nel giro di poche ore, una valanga di interpretazioni. Il motivo principale è che già dal testo del primo singolo (la title track Exuvia, uscita a fine marzo) si sono potuti intuire dei particolari che da alcuni sono stati interpretati come una sorta di epitaffio artistico: «Fuori di me exuvia / spiego le ali, au revoir / un’altra chance escludila / gioco alla pari con l’età».
Impossibile non pensare che Caparezza stia parlando di sé stesso e dell’abbandono della sua exuvia, come un animale che cambia pelle.
Da poche ore, i dubbi e le preoccupazioni dei fan sono andate a moltiplicarsi.
La Scelta è un brano che gioca su un dualismo più che evidente: il bivio di fronte al quale si trova un artista nel momento di decidere tra la propria vita e la propria carriera, tra l’Io privato e quello pubblico. «Casa e famiglia o canzoni e le prove / o con i figli o tra i corni e le viole / mi dico giocati il jolly, per dove? / o Mark o Bee», canta il Capa alla fine del brano. E non è un caso che siano citati quei “Mark e Bee” che sono rispettivamente Mark Hollis dei Talk Talk e Beethoven; il primo lasciò la musica all’apice del suo successo per ritirarsi a vita privata, il secondo dedicò la sua esistenza alla musica nonostante le pressioni esterne e il problema all’udito (un riferimento di Caparezza al debilitante acufene che lo ha colpito negli ultimi anni).
Non fosse bastata la canzone, il videoclip realizzato da Fabrizio Conte rimarca sul parallelismo dei due personaggi citati e ha aumentato i dubbi sulla questione. Vediamo il rapper pugliese dirigersi verso il proprio concerto, camminare lungo una strada e passare davanti una serie di chioschi e personaggi che sembrano rappresentare piccoli frammenti della sua discografia (l’anziano con la camicia a fiori di Ti fa stare bene, lo smile di Fuori dal tunnel o i mappamondi piatti di La fine di Gaia), una sorta di best of in chiave figurativa. Nella seconda metà del video, però, Caparezza compie il percorso contrario e dalla sala concerti torna verso il pianoforte nel suo giardino, in una dimensione più intima.
Non sappiamo cosa ci voglia dire con esattezza, dovremo aspettare l’album per saperlo e l’attesa sta diventando estenuante per i fan. Una cosa è certa, raccontarsi non è facile per nessuno e farlo in momenti di difficoltà lo è ancora di più.
Nessun artista in Italia ha mai concepito un’intera carriera come una bellissima favola, un romanzo con un principio, uno svolgimento e una fine. Caparezza ci è riuscito. E non è detto che ci stia salutando definitivamente, potrebbe essere un semplice cambio di rotta.
E se invece dovesse essere l’ultima tappa, ci saluteremo comunque con il sorriso e lo ringrazieremo per il bellissimo viaggio.