La scatola vuota, la colomba di Kant e il callo ideologico

Quando l’esame del giovane professore di religione, studente di Missiologia all’Università Gregoriana, si è trasformato in colloquio, sono venuto a saperne delle belle: che una persona che va a messa tutti i giorni si era molto arrabbiata perché lui le aveva dimostrato che anche se ognuno vanta una libertà e una morale a propria misura, questo non può giungere fino ad uccidere embrioni umani per curare malattie. Ma si sacrificano per gli altri, come Gesù Cristo (parole letterali). Lui le aveva facilmente obiettato che a parte ogni altra considerazione qui mancano sia la libertà che la volontà di sacrificarsi. Sembra un sogno, dover parlare in questi termini. Eppure quella persona lo aveva odiato perché – diceva – lui le aveva tolto le sue certezze (!). Insomma, non si può a questo punto non riflettere un po’ sulla libertà, la grande ignota nel nostro progresso. Certo, oggi ce n’è giuridicamente e nel costume molta più di prima, ma, in certi casi, a che prezzo? Sei secoli prima di Cristo il filosofo Eraclito diceva, pur non essendo un bigotto bacchettone, che i desideri vengono soddisfatti a prezzo dell’anima , e c’è in queste parole qual- cosa di perennemente profondo. Invece nel mondo cosiddetto moderno (ma modernus è un aggettivo e un concetto cristiano del V secolo) la libertà si è andata organizzando, dall’Illuminismo in poi, sempre più ampia ma sempre più vuota, come uno spazio, possibilmente sempre più dilatabile, di assoluto arbitrio del1’io individualista; con la formula di compromesso, tra ingenuità e ipocrisia, che la mia libertà finisce dove incomincia la tua, come se la morale fosse un’etica condominiale o la delimitazione del territorio di caccia da parte di un animale; e il risultato reale di questa apparente- mente magnanima formula dalla libertà a segmenti è solitudine, incomunicabilità, e conseguentemente aggressività estrema (proviamo a smentire la cronaca nera). Evidentemente c’è qualcosa che non funziona in questo concetto sedicente moderno di libertà. Più la si sperimenta come assoluta pretesa, più si cade nel vuoto: tra le pareti, magari altissime, che delimitano uno spazio vuoto come un contenitore, una scatola senza niente dentro. Ma uno spazio del genere è carcerario, o manicomiale, ben lontano dal realizzare le lusinghe (Buñuel diceva: il fantasma) della libertà. È che la pretesa di una libertà assoluta,magari circoscritta ma as- soluta al suo interno, è perfettamente ingannevole, è una anche se inconsapevole autotruffa; perché io posso essere libero non mettendo barriere ma solo facendo qualcosa di liberante, e questo posso realizzarlo solo in rapporto a qualcuno (cioè a una realtà che mi corrisponda). In ogni caso non posso essere libero nel vuoto. Lo ha spiegato duemilatrecento anni dopo Eraclito, Kant in uno stupendo apologo. La colomba, dice, volava alta nell’aria del cielo.Volle volare più in alto per essere più libera, ma volò nel vuoto, e cadde. Con più modesto ma analogamente concreto spirito di verità Giorgio Gaber cantava: La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione. Purtroppo da due secoli e mezzo abbondanti (da Hume e dall’Illuminismo radicale) si è formato un callo ideologico impressionante – con l’involontario ma reale aiuto della controproducente insufficienza cristiana, di chierici e laici, ad instaurare un efficace dialogo con il mondo contemporaneo; un callo cresciuto sulla rinuncia e anzi l’ostilità ad ogni metafisica, cioè filosofia dell’essere, pensiero sull’essere; rinuncia e ostilità che sono una sciagura incalcolabile, dato che oscurano la conoscenza del mondo e sradicano, pretendono di sradicare, ogni idea e certezza sulla Fonte dell’essere. Così un mondo in cui il creato tace – ideologicamente -sul Creatore, e la storia parla solo di arroganti libertà in conflitto insanabile, diventa meno trasparente e meno ospitale. È un affare serio la libertà, non spazza via, non distrugge, costruisce; fermo restando che ogni uomo ha una vocazione assoluta alla libertà (non una vocazione alla libertà assoluta), e che la deve realizzare, se non vuole restare nel labirinto dei capricci di un pericoloso, ritardato asilo infantile.

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